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Víkingur Ólafsson in concerto

Redazione
Ultima modifica: 9 Settembre 2017 20:06
Redazione
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Lunedì 11 settembre alle 21, il palcoscenico circolare del Piccolo Teatro Studio Melato sarà epicentro della “vulcanica performance” (Le Monde) del pianista islandese Víkingur Ólafsson, che ritorna a cinque anni di distanza a MITO SettembreMusica. Il concerto fa parte di un ristretto numero di appuntamenti di MITO 2017 esclusivamente milanesi.

Il programma del concerto, concepito appositamente per il Festival, spazia da Jean-Philippe Rameau a Philippe Glass e a Snorri Birgisson, passando da Béla Bartók e da Johannes Brahms, seguendo il fil rouge di un rapporto tra Natura e musica mutevole nei secoli e sempre sorprendente, nelle sue possibili interpretazioni. Il concerto è preceduto da una breve introduzione di Gaia Varon.

La passeggiata in musica di questo pianista, “free spirit” della scuderia Deutsche Grammophon, noto per la sua capacità di “gettare nuova luce su lavori familiari, rivelandone le profondità nascoste e le migliori qualità ” (Gramophone), prende le mosse dal Settecento. Qui la Natura irrompe nella musica, alimentando un’estetica come imitazione della natura, oltre che una trattatistica musicale ispirata a “principi naturali”. Il Rappel des oiseaux di Rameau, dalla Suite in mi minore per clavicembalo, è un tripudio di fischi, cinguettii di piccoli uccelli, frullii d’ali, in cui la grande sapienza armonica e contrappuntistica dell’autore conduce natura e arte a trovare il loro punto di equilibrio. Nel successivo La Poule, è facile immaginare nella petulanza dei ribattuti il becchettare della gallina, in un gioco imitativo che guida il nostro ascolto tra le note.

I tre brevissimi canti popolari ungheresi del distretto di Csik (oggi in territorio rumeno), raccolti e arrangiati da Bartók tra 1906 e 1907, esemplificano alcuni degli esiti dell’esplorazione danubiana e balcanica condotta, sulle tracce di una civiltà musicale contadina vissuta al riparo da influenze colte. Melodie semplici, improntate a una serenità pastorale, le prime due, e a un più sostenuto ritmo di danza, la terza, Bartók le presenta con un accompagnamento discreto della mano sinistra, quasi a voler mantenere il più possibile intatto il loro carattere originario.

L’interesse verso il patrimonio folclorico della propria terra alimenta inoltre la creatività di Snorri Birgisson (1954), autore delle 23 Icelandic Folk Songs per pianoforte solo (2005-06). Le melodie originali, raccolte nell’Árni Magnússon Institute di Reykjavik, evocano già nel titolo immagini di una natura bellissima ed estrema, che da sole valgono una guida all’ascolto.

Nella Partita di Bach n. 6 in mi minore, il richiamo alla Natura è metaforico, e limitato ai riferimenti alla corporeità, di provenienza coreutica, nei titoli delle danze. A danzare davvero sono quindi le dita sulla tastiera, che procurano, attraverso il senso dell’udito, il puro piacere dell’intelletto. E l’elemento del gioco delle dita sui tasti è certamente presente, nella reiterazione ipnotica di brevi cellule melodiche, in Opening di Glass, tra i brani più riusciti ed esemplari della sua poetica minimalista.

La storia della Sonata n. 3 per pianoforte di Brahms non può che iniziare dalla cronaca dell’incontro tra Schumann e il suo giovane ammiratore: Brahms, che si siede al pianoforte e comincia a suonare, Schumann che lo ferma dopo poche battute (“Aspetti, debbo chiamare mia moglie”). Clara che arriva, Brahms che riprende a suonare.  Schumann quel giorno annoterà nel suo diario, semplicemente, “Visita di Brahms (un genio)”. Completata durante il suo soggiorno a Düsseldorf, la Sonata n. 3 “ardente e strutturalmente lucidissima” (M. Giani), divenne la sua ultima per pianoforte.

Il contributo musicologico da cui questo testo attinge, edito nel programma di sala, è a cura di Nicola Pedone.

Il Festival delle Città di Milano e Torino, realizzato da I Pomeriggi Musicali di Milano e Fondazione per la Cultura di Torino con il patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, è reso possibile anche grazie al prezioso contributo del partner Intesa Sanpaolo, che ha creduto al progetto sin dalla prima edizione, al sostegno di Compagnia di San Paolo e degli sponsor Pirelli e Fondazione Fiera di Milano.

La biglietteria di MITO SettembreMusica a Milano, presso il Teatro Dal Verme, in via San Giovanni sul Muro, 2 è aperta da martedì a sabato, con orario 11-19.
Se ancora disponibili, i biglietti dei concerti a pagamento saranno posti presso la sede dei concerti in vendita 45 minuti prima dell’inizio dei concerti.
Per i nati dal 2002, i biglietti per tutti i concerti hanno un costo di euro 5.
Informazioni: +39.02.87905201 – biglietteriamito@ipomeriggi.it

———

PROGRAMMA

Jean-Philippe Rameau
Le rappel des oiseaux, dalla Suite in mi minore RCT 2
La Poule

Béla Bartók
3 Folk songs from Czík

Snorri Birgisson
Icelandic Folk Songs

Iceland Freedom is Now
Violent Waves
Where Life and Death May Dwell
A Hero at Sea

J.S. Bach
Partita n.6 in mi minore BWV 830

Philip Glass
Opening

Johannes Brahms
Sonata n. 3 in fa minore op. 5

Víkingur Ólafsson, pianoforte

———

BIOGRAFIA
Dotato di una rara combinazione di musicalità appassionata, virtuosismo esplosivo e curiosità intellettuale, il pianista islandese
Víkingur Ólafsson è stato insignito dei maggiori riconoscimenti nel suo paese d’origine, inclusi quattro premi come Musicista dell’anno agli Icelandic Music Awards.

Nella stagione 2016/2017 Víkingur Ólafsson ha eseguito il Concerto per pianoforte di Haukur Tómasson con la NDR Elbphilhamonie Orchester (prima mondiale) e con la Los Angeles Philharmonic sotto la direzione di Esa-Pekka Salonen. Si è inoltre esibito con la Iceland Symphony Orchestra e la MDR Sinfonieorchester (con Kristjan Järvi). Da febbraio 2016 è Direttore Artistico del Vinterfest in Svezia, ruolo che riveste anche al Reykjavík Midsummer Music, che lui stesso ha fondato nel 2012. Si è esibito alla Wiener Konzerthaus, all’Elbphilharmonie di Amburgo, a Leipzig e all’Istanbul Music Festival. Ólafsson ha eseguito fino ad ora quattro concerti in prima mondiale. Ha collaborato con compositori come Philip Glass, Mark Simpson e Daníel Bjarnason, e con noti artisti provenienti da ambiti diversi da quello musicale, tra cui Roman Signer, Lillevan e Yann Malka. Si è inoltre esibito in festival internazionali, tra cui il Busoni e il Transart a Bolzano, MITO SettembreMusica e Nordic Cool a Washington DC. Tra i musicisti con i quali ha collaborato si citano Martin Fröst, Sayaka Shoji, Kristinn Sigmundsson, Pekka Kuusisto e Björk. Accanto all’attività di pianista, Ólafsson è anima di numerosi progetti musicali innovativi.

Recentemente la serie televisiva musicale Útúrdúr (Out-of-tune), prodotta dalla rete televisiva nazionale islandese, ha ottenuto unanimi consensi di critica e grande successo di pubblico.

Nel 2009 Ólafsson ha fondato una propria etichetta discografica, Dirrindí, con la quale ha prodotto tre album: due registrazioni di piano solo, Debut e Chopin-Bach, e il CD/DVD Winterreise, con Kristinn Sigmundsson, che è stato nominato Miglior disco dell’anno negli Icelandic Music Awards nel 2012.

Nel 2015 Ólafsson ha registrato le opere per piano solo di Igor Stravinsky per l’edizione dell’integrale del compositore della Deutsche Grammophone. Ólafsson è cresciuto in Islanda dove ha studiato con Erla Stefánsdóttir e Peter Máté. Ha ottenuto diploma e laurea alla Juilliard School dove ha studiato con Jerome Lowenthal e Robert McDonald.

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