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Teatrionline > Blog > Arte/Cultura > L’Historia di Jephte di Giacomo Carissimi all’oratorio di San Giorgio
Arte/CulturaConcerto

L’Historia di Jephte di Giacomo Carissimi all’oratorio di San Giorgio

Redazione2
Ultima modifica: 25 Novembre 2021 21:05
Redazione2
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L’oratorio di San Giorgio con il suo ciclo trecentesco di affreschi, ora Patrimonio UNESCO, situato sulla piazza antistante la basilica di S. Antonio a Padova, si trasforma nuovamente in una prestigiosa sala da concerto, ospitando domenica 5 dicembre alle 18.45, un nuovo prezioso appuntamento con la musica.

Il tenore Haruyuki Hirai, il soprano Sara Ricci e l’alto Sara Tommasini, insieme al Coro da Camera del Concentus Musicus Patavinus e all’Ensemble strumentale El Melopeo (Martina Baratella, viola da gamba, Matteo Zabadneh, violone, Roberto Loreggian, organo) diretto dal Maestro Ignacio Vazzoler, eseguiranno l’oratorio “Historia di Jephte” di Giacomo Carissimi (1605 – 1674).

La produzione di Carissimi, che fu maestro della cappella alla Basilica di Sant’Apollinare dal 1630 alla sua morte, è determinante nella definizione e nell’evoluzione della forma musicale dell’oratorio in lingua latina. Si può congetturare che “Historia di Jephte” sia stato composto intorno al 1649, o poco prima. Secondo la prassi a quel tempo usuale, l’autore ricavò il testo dell’“Historia di Jephte”, che si suppone essere stato composto intorno al 1649, tagliando e interpolando liberamente la Vulgata e, come in tutti i suoi oratori latini, la struttura appare progettata a campata unica delineata in tre tableaux (la battaglia – le celebrazioni per la vittoria – i lamenti) in cui si alternano l’asciuttezza melodica dei recitativi e numerose sezioni in stile arioso.

Considerato uno dei grandi capolavori del genere, l’oratorio, rievoca la storia di Jephte, condottiero degli Israeliti, narrata in tre capitoli del libro dei Giudici nella Bibbia, che, per propiziarsi la vittoria sugli Ammoniti, fa voto di immolare in sacrificio a Dio la prima persona che gli verrà incontro dopo la vittoria. Gli si presenta la sua unica figlia e la gioia del successo si trasforma repentinamente in tragedia e in un accorato lamento che accosta, in stridente contrasto, la vittoria di Israele con la morte della vergine.

«Il coro conclusivo è senza dubbio il brano più ammirato dell’intero oratorio– racconta il Maestro Vazzoler – Haendel ne rimase tanto impressionato da prenderne a prestito parecchi elementi per il coro del proprio Samson. Si tratta in realtà di musica di eccezionale impatto espressivo, la conclusione senza dubbio più sublime dell’episodio del lamento. È anch’esso un brano a sezioni. L’esordio omoritmico, nella sua dolente compunzione, suona come una solenne apertura verso orizzonti interminati. Tanto le dissonanze di cui è irto l’accenno di fugato sulle parole “in carmine doloris” quanto il lavorìo polifonico che anima le sezioni successive appaiono ‘emblema di un’angoscia per la quale, in termini solamente umani, non è possibile né razionale spiegazione né durevole conforto.».

Completano il programma musicale due composizioni di Girolamo Frescobaldi (1583 – 1643) per basso e basso continuo: la Canzona VII basso solo detta La Superba o Tuccina e la Canzona VII basso solo detta L’Ambitiosa. Frescobaldi può essere considerato il primo “indipendentista” della musica strumentale, fin ad allora sempre subordinata alla vocalità, alle parole di un testo. Elevandola ad arte egli evoca gli affetti degli ascoltatori suggerendo nuove emozioni.

Il concerto è inserito nell’edizione 2021 del Festival di Musica Antica PadovAntiqua, intitolato “Canticum Calamitatis”, il cui tema portante sono le epidemie e il loro ruolo nella storia dell’umanità sul piano sanitario, demografico, sociale, economico e culturale, influenzando anche le tecniche compositive, i musicisti e, ovviamente, il pubblico. L’esecuzione sarà introdotta da un breve excursus dal titolo: «A peste… libera nos Domine! Epidemie e pittura nel tardo Medioevo», tenuto dalla Professoressa Giovanna Baldissin Molli dell’Università degli Studi di Padova.

L’iniziativa, promossa dalla Veneranda Arca di S. Antonio con la Pontificia Basilica di S. Antonio, è finanziata con il contributo dell’Università degli Studi di Padova sui fondi della Lg. 3.8.1986. Rientra nelle azioni promosse nell’ambito del comitato di pilotaggio di Padova Urbs Picta, che presiede, sotto l’egida del Comune e la partecipazione degli enti proprietari, la gestione dei siti affrescati del Trecento, ora inseriti nella World Heritage List.

Evento gratuito solo su prenotazione per massimo 50 persone con Green Pass.

Informazioni e prenotazioni
arcadisantantonio@gmail.com

 

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