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Teatrionline > Blog > Senza categoria > Béjart, Balanchine, Robbins al Teatro dell’Opera di Roma fino all’8 maggio
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Béjart, Balanchine, Robbins al Teatro dell’Opera di Roma fino all’8 maggio

Redazione
Ultima modifica: 6 Maggio 2011 10:06
Redazione
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Il Trittico Béjart, Balanchine, Robbins in scena al Teatro dell’Opera di Roma (dal 3 all’8 maggio) è un caloroso omaggio a tre giganti della danza contemporanea che hanno rivoluzionato questa nobile arte nel corso del XIX secolo: serata-omaggio da gustare avidamente per tutti gli appassionati (e non) della danza. E per tanti motivi. Le coreografie esemplari di Maurice Béjart, George Balanchine e Jerome Robbins a ripercorrere le diverse scelte stilistiche. Le musiche di Gounod, Tchaikovsky, Chopin e Offenbach. I danzatori, i Primi Ballerini della compagnia del Teatro dell’Opera e la presenza dell’acclamato, celebre étoile internazionale, Giuseppe Picone che torna a Roma dopo due anni di assenza. L’apertura con il Walpurgisnacht Ballet di Balanchine su musiche del Faust di Gounod ha un quid di sfolgorante, arioso e vitale. La coreografia di Balanchine, qui ripresa da Ben Huys, risale al 1975 per un allestimento del Faust al Théâtre National de l’Opéra di Parigi, prende corpo, gioiosa e trionfale, negli ammalianti costumi in rosa e azzurro dell’agile corpo di ballo e dal leggiadro pas des deux interpretato con assoluta grazia da Alessandra Amato e Damiano Mongelli. Successo plateale per la stella forse più attesa della serata (danza ogni sera nel Trittico) l’étoile Giuseppe Picone, eccelso rappresentante della danza italiana nel mondo che, scoperto a soli 12 anni da Carla Fracci, festeggerà nel 2012 il ventennale di una strepitosa carriera fra Londra, Parigi, New York. Giuseppe Picone è lo straordinario interprete, accanto all’aggraziata Alessia Gay, del Tchaikovsky Pas de Deux, originariamente composto per il terzo atto de Il lago dei cigni, ma mai utilizzato nel balletto. Scoperto nel 1953, fu poi utilizzato da Balanchine per una sua creazione per il New York City Ballet nel 1960, ed eccolo ora riaffiorare in tutto il suo romantico, sognante splendore. Giuseppe Picone ne è forse l’interprete ideale, danzatore che trasuda classe aristocratica ed eleganza dei gesti e anche laddove la difficilissima tecnica sembri dover prevalere sull’interpretazione, il suo Sigfried rimane “il” principe che regala emozioni in una straordinaria interpretazione dal sapore regale. Quattro mood diversi per In the night, un balletto in quattro movimenti su coreografia dell’irriverente Jerome Robbins creato nel 1970 appositamente per il New York City Ballet. Enrica Ruggieri al pianoforte con i magnifici Notturni di Chopin, accompagna soavemente le tre coppie di innamorati, Gaia Straccamore e Mario Marozzi, Alessandra Amato e Damiano Mongelli, Roberta Paparella e Manuel Parrucini che, fra la leggiadria vezzosa dell’amore, la ritrosia del corteggiamento, la conquista, si fuggono e si amano, si rincorrono e si ritrovano. Le coppie dipingono tutte le sfumature dell’amore in una coreografia che li avviluppa, preziosamente accademica fra le suggestive luci della notte, cullati dalle incantevoli noti di Chopin, la quintessenza dell’amore romantico. Si cambia poi totalmente atmosfera nel finale caleidoscopico e coloratissimo con la suite del Gaité Parisienne su musiche di Offenbach. È in scena il genio di Maurice Béjart, scomparso nel 2007, con la sua visione quasi “autobiografica” del balletto (creato originariamente per Les Ballets Russes de Montecarlo) qui ripreso sa Piotr Nardelli, che racconta la fantasie un po’ surreali, un po’ oniriche del giovane Bim (un incantato e ingenuo Alessandro Rezza che si alterna ad Alessandro Riga, ballerino ospite del Teatro) che dovrà faticare non poco per imparare a ballare, bacchettato dalla severa insegnante Madame (una “funerea” Lucilla Benedetti), allietato dallo scatenato Offenbach (è buffamente disincantato Alessandro Tiburzi), circondato dalla purezza della Jeune fille (Alessia Gay) o dalla foga creativa della classe di danza. Coloratissimi i costumi, giocose e solari le coreografie dal sapore genuino e provocatorio con i solisti che sembran quasi gareggiare a offrire una visione quanto più dinamica e autentica della suite. La felicità giocosa ricreata allo stato puro. Sempre adeguata, ora trionfale, ora brillante, ora raccolta, anche la direzione del maestro Nir Kabaretti (già nella serata Roland Petit) in sfavillante abito blu. Un vero peccato per il numero esiguo di repliche: dopo la prima del 3 e la replica del 4, si replica venerdì 6 alle 17 (per le scuole), sabato 7 alle 18, domenica 8 alle 17.

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