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Il Sogno

Redazione
Ultima modifica: 22 Settembre 2011 12:52
Redazione
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di August Strindberg

regia, Scene e Costumi John Alexander Petricich

con Valeria Perdonò, Fabio Sarti, Fabio Zulli, Jacopo Zerbo, Francesca Picozza, Federica Toti, Simone Luglio, Leonardo Gazzola, Emilio Zanetti, Laura Locatelli

assistente alla regia Barbara Alesse

musiche di Ludwig van Beethoven

 

In occasione del centenario della morte di August Strindberg, il Teatro Popolare Italiano e il Teatro Out Off presentano, con il patrocinio dell’Ambasciata svedese in Italia, un ciclo di spettacoli composto dalla messa in scena di alcune tra le sue opere più importanti:“Il Sogno” debutterà il 27 settembre all’Out Off.

 

Il progetto è iniziato il 5 giugno scorso con la presentazione dello spettacolo “Il Legame” per la regia di J.A. Petricich.  “La danza della morte” per la regia di Alberto Oliva,  è previsto  il 12 giugno 2012 e “La sonata degli spettri”, nella prossima stagione.  Gli spettacoli saranno interpretati dalla “Famiglia Strindberg”, una compagnia nata espressamente per questo progetto e che raccoglie giovani attori diplomati nelle principali scuole d’Italia e attori di affermata professionalità.

L’allestimento di questi spettacoli è affiancato da un approfondito studio critico portato avanti dal regista e dagli attori stessi, guidati dalla preziosa collaborazione del Prof. Franco Perrelli, il più importante scandinavista italiano, professore ordinario alla cattedra di Storia del Teatro Scandinavo dell’Università di Torino.

Il ciclo Strindberg si allargherà poi l’anno prossimo ad alcuni testi di Ibsen, diretti da Alberto Oliva.

 

Note su “Il sogno”

Il Sogno è il dramma per eccellenza, perché nel suo cerchio magico vi è una fervente, spaventata preghiera che richiede salvezza; anche se è quasi del tutto cancellata la linea di demarcazione che separa le cose dagli uomini, i morti dai vivi.

E’ la consapevolezza dell’impossibilità di vivere la vita come dovrebbe essere vissuta, cioè pienamente.

La storia del ventesimo secolo, così pretenziosamente vittorioso, ci ha offerto la testimonianza storica di veri e propri cimiteri dei viventi, l’irruzione di milioni di fantasmi.

L’angoscia non può che produrre violenza – autodistruttiva, nel migliore dei casi – , e in questa vicenda, non chiara e conseguente, normalmente chiamiamo silenzio le grida di terrore più atroci.

Strindberg fa sì che l’attore stesso si consegni – preda inerme – allo spettatore. I veri testimoni – martiri – sono dunque gli attori, in questo gioco di diabolico umorismo.

L’originaria protesta della musica era: Vivere Senza Paura. “Il Sogno” la condivide.

Riconciliazione: ecco uno stato d’animo, e non soltanto una parola, che mi sembra giusto utilizzare.   J.A. Petricich

Il testo

“Il Sogno” è scritto da August Strindberg tra l’Agosto e il Novembre del 1901, anno del suo terzo matrimonio, celebrato con l’attrice Harriet Bosse, seguito a distanza di pochi mesi dal suo terzo divorzio, avvenimento che lo porterà a riversare nel suo lavoro teatrale tutta la sua disperazione, fino a definirlo “il figlio del dolore più grande”.

La trama è apparentemente semplice: la figlia del dio Indra decide di scendere sulla Terra per osservare come vivono gli umani e diviene ella stessa umana. Scoprirà a sue spese che la vita sul nostro pianeta è dura e infelice: il dolore più grande è causato dalla vita stessa che impone all’uomo di arrecare sofferenze al suo prossimo, sebbene ciò non riesca comunque a procurargli la felicità.

Il viaggio della figlia di Indra segue “l’incoerente ma apparentemente logica forma del sogno” e così la giovane si ritrova, senza soluzione di continuità, in un castello in cui è imprigionato un ufficiale, nella casa di due anziani coniugi, all’esterno di un teatro, in una grotta, su un’isola e così via. Tempo e spazio non esistono, ci avvisa Strindberg nella nota che precede il testo, “i personaggi si fendono, si sdoppiano, si moltiplicano, svaporano, si condensano, si sciolgono, si raccolgono. Ma una coscienza sta sopra ogni cosa, quella del sognatore.”

 

John Alexander Petricich

 

Novarese classe 1976 è un nome molto noto nella realtà culturale e artistica della città di Novara e non solo. Appassionato esperto di musica, di filosofia, cinema e poesia, da circa vent’anni interpreta – in qualità di attore e regista – testi teatrali classici e moderni, accanto a grandi opere della letteratura di ogni tempo. Fondatore della compagnia del Teatro Popolare Italiano, ha calcato più volte il palcoscenico del prestigioso Teatro Coccia di Novara, oltre ad altri teatri della città.

Il suo repertorio spazia da Puskin a Dostoevskij, da Cechov a Pirandello, da Brecht a Majakowsky, da Osborne a Pinter. Ha interpretato inoltre il Faust di Marlowe e diverse opere shakespeariane – Enrico V, Macbeth, Re Lear, Le allegre comari di Windsor, – e varie volte l’Amleto. Ha offerto alla città di Novara diverse letture dantesche, specialmente l’Inferno, e si è segnalato ai media nazionali ed internazionali per aver letto tutta la Divina Commedia senza soluzione di continuità e in una sola giornata nella piazza del Duomo cittadino. Ha interpretato il personaggio di Adolf Hitler nella riduzione teatrale del film di Ennio De Concini Gli ultimi 10 giorni di Hitler e recitato in due film realizzati dal regista novarese Vanni Vallino (Senza la parola fine, Carlo Alberto: un principe, una città) ed è stato membro della consulta per la cultura durante l’amministrazione del sindaco Massimo  Giordano. Ha inoltre già avuto in calendario altre rappresentazioni a Milano: “Il padre” di Strindberg e “Quando noi morti ci destiamo” di Ibsen. Attualmente è responsabile della stagione teatrale dell’Auditorium Lux di Gattinara, per la quale ha curato tutta la programmazione degli spettacoli dell’annata 2010-2011.

 

 

•           Spettacolo in abbonamento: outoff Card

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