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Teatrionline > Blog > Prosa > “Il Piccolo Principe”, tratto dal testo di Antoine de Saint-Exupéry
Prosa

“Il Piccolo Principe”, tratto dal testo di Antoine de Saint-Exupéry

Emanuele Martinuzzi
Ultima modifica: 6 Gennaio 2014 15:51
Emanuele Martinuzzi
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fotoTorna “Il Piccolo Principe” al Teatro Puccini di Firenze, con uno spettacolo che dal debutto nel 1998 ha percorso l’Italia con più di 500 repliche, nell’allestimento garbato e sognante della Compagnia Mannini Dall’Orto Teatro, a rievocare l’incanto mai sopito di una fiaba che ha segnato il cuore di milioni di persone, un capolavoro senza tempo della letteratura del Novecento, tradotto in duecentocinquanta lingue, che ha emozionato ed ancora commuove con la sua fantasia il bambino nascosto nell’animo di ogni adulto. Ognuno di noi è un bambino che deve diventare adulto senza perdere la sua innocenza, o un adulto che deve riappropriarsi del suo essere bambino. Questo il messaggio semplice, diretto ed essenziale, che arriva ancora oggi inalterato allo spettatore.

La regia di Italo Dall’Orto, interprete del ruolo del pilota e di altri personaggi incontrati dal Piccolo Principe nel suo peregrinare attraverso i pianeti dell’anima, si ispira fedelmente al testo e alle immagini del libro, adattandolo al mondo del teatro in una suggestiva fusione di musiche, colori, proiezioni, installazioni, capaci di ben rappresentare quel magico universo dove vive eternamente il suo Piccolo protagonista. Una sorpresa veder trasformare la scena nelle pagine stesse del libro, che si sfogliano assieme alle età, ai ricordi, alle emozioni innocenti, di ogni spettatore, che si riscopre adulto e bambino insieme.

Misteriosamente il testo di quest’opera, che sembra provenire veramente da un pianeta disperso chissà dove, magari proprio il famoso pianeta natio B612, è un creativo caleidoscopio composto da numerosi e simbolici personaggi, un percorso di formazione a ritroso verso l’infanzia.

“I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano di spiegare tutto a loro ogni volta”.

Disarmante il candore con cui è costruita sul palco la parte del piccolo protagonista, affidata ogni sera a turno a Pietro Santoro, Emilio Magni e Luciano Militello, semplicità che riveste quel luogo, prossimo al sogno, che solo gli occhi dei bambini riescono a vedere, illuminanti come le stelle in uno spazio di galassie sconosciute.

“Mi disegni per favore una pecora?”

Così nasce la profonda amicizia e il percorso interiore tra il pilota esploratore, alter ego dello stesso Antoine de Saint-Exupéry, e il Piccolo Principe, coscienza di un’innocenza da preservare e curare come l’amata rosa del protagonista, anch’essa personaggio fondamentale di questa tenera epopea, interpretato a turno dalle bravissime danzatrici Simona Haag, Marta Brilli e Virginia Gori. La bellissima “Canzone della rosa” ha la voce di Irene Grandi. Nel ruolo dell’amica volpe e di altri personaggi il poliedrico e versatile estro di Erika Giansanti.

“Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.

E su un telo “magico” compaiono, di volta in volta proiettati, gli scenari di tutte le tappe e di tutti gli incontri del nostro piccolo amico nel suo viaggio di esplorazione attraverso un mondo fantastico popolato da bizzarri, soavi, allegri e infelici personaggi. Alcuni di essi possono incutere timore, come il serpente, interpretato sempre dalle bravissime danzatrici sopra citate, o confondere, come l’uomo d’affari, o apparire grotteschi, come il vecchio Re, ma tutto questo e tanto altro è solo apparenza, perché è proprio osservandoli con lo sguardo cristallino del Piccolo Principe, purificato da ogni tipo di egoismo o contraddizione tutta adulta, che anch’essi diventano specchi riflettenti di quella lucentezza e nitidezza, emanata dalla figura del nostro protagonista, portatore salvifico di valori quali l’amore, l’amicizia, la cura per le cose semplici, una certa malinconia, l’essenzialità.

“Tutti i grandi sono stati bambini una volta, ma pochi di essi se ne ricordano”. 

La levità delle musiche di Gionni Dall’Orto e Erika Giansanti, le oniriche scenografie di Armando Mannini, la bellezza dei costumi di Elena Mannini e le surreali coreografie di Margherita Pecol Guicciardini e Deanna Losi, fanno esplodere in tutta la loro luminosità il tesoro che questo racconto paradisiaco, nostalgico e incantevole contiene in sé, incorruttibile dal tempo, che non tramonta nelle coscienze di chi lo vive e non può non amare.

“Mi piacciono tanto i tramonti. Andiamo a vedere un tramonto…”.

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