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Teatrionline > Blog > Opera > “La Cenerentola” di Gioachino Rossini
Opera

“La Cenerentola” di Gioachino Rossini

Redazione
Ultima modifica: 9 Giugno 2011 11:17
Redazione
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Il Teatro Comunale di Bologna chiude la Stagione Lirica 2011 con l’ allestimento della Fondazione Petruzzelli di Bari de La Cenerentola, in coproduzione con i Teatri di Reggio Emilia e in collaborazione con l’Opéra de Nice.

Il soggetto dell’opera fu scritto in una sola notte, il libretto in 22 giorni e in 24 la musica. Jacopo Ferretti, autore del libretto ispirato alla celebre fiaba di Charles Perrault, consegnò alla vigilia di Natale del 1816 la sinossi dell’opera a Gioachino Rossini, nel giorno di Natale l’introduzione e a Santo Stefano la cavatina di Don Magnifico.

Il capolavoro rossiniano, il cui titolo originale è La Cenerentola, ossia La bontà in trionfo, andò in scena nel 1817 al Teatro Valle di Roma, e, pur non provocando uno scandalo paragonabile a quello del Barbiere, fu comunque un insuccesso.

Con parole preveggenti, il tenore lirico Pasini diceva a Ferretti all’indomani della prima romana: « Sciocco! Non si terminerà il Carnevale senza che tutti se ne innamorino, non passerà un anno che sarà cantata dal Lilibeo alla Dora e fra due anni piacerà in Francia e farà meravigliar l’Inghilterra.» e così fu!

Per quest’opera commissionata per il Carnevale Romano, si voleva un soggetto leggero, che facesse divertire; né è risultata un’opera buffa dove non manca l’attenzione alla delineazione del profilo psicologico dei personaggi e dove, cosa non comune nel repertorio rossiniano, troviamo anche un filone amoroso che si contrappone agli elementi buffi e grotteschi.

Il camuffamento ed il mascheramento sono gli elementi cardine dell’opera, la maggior parte dei personaggi finge infatti di essere quello che non è, a partire dalla stessa Angelina, detta Cenerentola (interpretata da Laura Polverelli nelle recite del 10, 14, 16, e 19 giugno e da Chiara Amarù, nelle recite del 12, 15, 18 e 21 giugno), che sembra ad un certo punto aver perso la propria identità tanto che quando Don Ramiro (Michael Spyres nelle recite del 10,14,16, 19 e 21 giugno e Enea Scala in quelle del 12,15, e 18 giugno) le domanda “Ma di grazia , voi chi siete?” gli risponde “io chi sono? Eh! Non lo so”! Al principe Don Ramiro e al suo paggio Dandini (Simone Alberghini interpreta il ruolo nelle recite del 10,14,16, 19 e 21 giugno in alternanza con Eugene Chan che canterà il 12, 15 e 18 giugno) che si scambiano rispettivamente i ruoli; ad Alidoro (Lorenzo Regazzo nei giorni 10, 14, 16, 18 e 19 giugno e Luca Tittoto nelle recite del 12, 15 e 21 giugno) che finge di essere un mendicante per entrare in casa di Don Magnifico (Paolo Bordogna nelle recite del 10,14,16, 19 e 21 che si alterna nel ruolo con Marco Filippo Romano nei giorni 12, 15 e 18 giugno).

Forse le più autentiche sono proprio le sorellastre Clorinda (Zuzana Markova) e Tisbe (Giuseppina Bridelli) vanitose e viziate, e, nella nostra produzione, per nulla “brutte” come le vorrebbe la migliore tradizione.

La guida musicale del melodramma giocoso di Rossini è affidata al giovane Direttore Principale del Teatro Comunale di Bologna Michele Mariotti, diventato ormai un punto di riferimento in questo repertorio, la regia è di Daniele Abbado che riesce a interpretare il testo sottile e arguto, con ironia, comicità e nostalgia.

La scenografia, che racconta una favola, una storia che può essere anche contemporanea, è di Gianni Carluccio il quale propone un impianto scenico molto semplice, in cui un’ampia scatola teatrale grigia racchiude l’intero palcoscenico.

Le pareti sono dotate di porte, finestre e passerelle che creano un ambiente suggestivo con l’aiuto valido e sicuro delle luci di Guido Levi.

I movimenti coreografici sono di Alessandra Sini.

Il Maestro del Coro è Lorenzo Fratini

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