La storia ruota intorno ai vari tentativi di una famiglia dell’alta borghesia russa di conservare la proprietà della sua estesa tenuta di campagna messa all’asta. Qui un antico frutteto di ciliegi – nel mese di maggio – si ricopre di fiori bianchi trasformandosi in un meraviglioso “giardino”, simbolo quest’ultimo, per coloro che lo abitano, di rimpianti, di speranze, di sogni.
A contemplare questo miracolo della natura per l’ultima volta, riuniti nella grande casa dell’infanzia, i vari personaggi non colgono i segni del tempo che passa e cambia.
Ritroviamo in quest’opera il tema dominante dello scorrere della vita dalla nascita fino alla morte.
Per il popolo giapponese, l’albero del ciliegio è simbolo del Giappone nonché immagine della bellezza e della caducità della vita. Per questo motivo ho voluto allestire lo spettacolo ispirandomi alla cultura giapponese.
Un’antica storia narra che la pianta del ciliegio Sakura avesse i fiori bianchi. Un imperatore fece seppellire sotto i ciliegi i samurai caduti in battaglia. Da quel giorno i petali dei fiori divennero rosa per il sangue di questi eroi. Il fiore del ciliegio raggiunge la sua massima bellezza, poi si stacca e il vento lo porta via. Questo fiore riflette la filosofia dei Samurai di sopportare fino ad accettare anche il sacrificio estremo, cioè, la morte. Ogni anno tra marzo e aprile in tutto il Giappone per la fioritura dell’albero del ciliegio è grande festa, si balla, si canta, sotto questa pianta.
Quest’anno in pochi attimi una catastrofe ha cambiato ogni cosa. Tutto è sparito. Ma il fiore del ciliegio no. È vivo nel pensiero e nel cuore coraggioso dei nipponici. Silenziosi eroi. Samurai del nostro tempo. Il loro orgoglio e la loro dignità sono modello per tutti noi.