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Mercato dei Poeti

Redazione
Ultima modifica: 10 Maggio 2019 10:53
Redazione
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Mercato dei Poeti
Immagine di Nicolò Canova
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Mercato dei Poeti
Immagine di Nicolò Canova

Il mercato di Porta Palazzo è un cuore pulsante che non smette mai. Per chi ci abita scandisce le ore del giorno e della notte e i giorni della settimana. Una macchina che senza sosta racconta il ciclo continuo di nascita, vita e morte attraverso le sue fasi che si succedono sempre nella stessa sequenza.

Esiste un preciso momento nel flusso della giornata di Porta Palazzo, che si colloca pressapoco intorno al crepuscolo, in cui la frenesia dei cicli del mercato segna un momento di sospensione. È il tempo dell’otium, il tempo per la bellezza condivisa, il tempo della poesia. Tempo per dedicare grida e merci a un altro cibo, quello per l’anima.

Il mercato dei poeti è un happening a call aperta, per l’allestimento dei banchi del mercato ad uso artistico e poetico. Ad ogni artista che risponde alla chiamata, nel rispetto di un codice etico di buon vicinato, viene affidato un banco per il tempo di apertura del mercato (21.30/23.30). L’artista può allestirlo a suo gradimento, esporre la propria “merce” secondo la propria estetica, inventare le sue esche per richiamare a sé il pubblico, dare al miglior offerente le proprie primizie, collaborare o solidarizzare coi propri vicini, inventare i propri stratagemmi, re-immaginare bellezza. Unica consegna, restituire il banco alla chiusura del mercato, nell’esatto stato in cui lo si è ricevuto.

——-

QUALI SONO LE REGOLE
– Essere consapevole che al mercato ognuno vende la propria merce sensibile e siamo tutti accanto gli uni agli altri. Fai in modo che il volume del tuo atto poetico non mortifichi quello del vicino.
– Essere consapevole che la poesia passa leggera di tasca in tasca e di cuore in cuore, ma soprattutto non lascia traccia di rifiuti a terra quando te ne andrai dal tuo banco.
– Essere consapevole che il mercato non è mai solo somma di atti separati, ma esiste una poesia collettiva che lo attraversa e lo unisce. Pensati tra i banchi nella tua unicità, ma sentiti parte dell’intero e inventa con gli altri il colore dell’atto unico.
– Essere consapevole che al mercato la gente gira, osserva, domanda, si volta e cerca cosa risponde al proprio appetito, ma sempre andando. Porta sul tuo banco proposte che siano calibrate su piccoli timing piuttosto che un’opera omnia monolitica.

———

GLI ELEMENTI DI QUESTO TEATRO

Lo scambio Per le verdure si paga al chilo. E per la poesia? una forma nuova di scambio più vicina al baratto, si può lasciare un offerta in denaro o cercare nel borsellino della propria fantasia. Scambiare favori, idee, oggetti, tempo, inviti a un viaggio. Lo scambio al banco della poesia è misura di valore della propria poesia… è un atto poetico.

I mercanti Il “mercante” è colui che si prende a carico un banco, il suo allestimento, la merce poetica preparata allo scambio. Sul loro banco stanno azioni artistiche, bisbigli, manipolazioni, magie, canti, narrazioni pronte per essere vendute… per essere scambiate. I “mercanti sono artisti? Anche, ma non solo. Il banco è aperto a chiunque dà dimora interna alla poesia.

I compratori Non solo spettatori, non solo pubblico. Chi passa per questo mercato è un popolo, una comunità, un “consumatore” lento, un attore a sua volta dello scambio, un amante della “haute cousine” poetica. Partecipare significa giocare, prepararsi alla sorpresa, sorprendere, giocare, donare.

——–

IL PERIMETRO DI QUESTO VIAGGIO

Vivere uno spazio significa assumerne, nel tempo, i connotati di quello spazio. Vivere uno spazio significa anche essere consapevoli che diventiamo noi stessi matrice e segno riconoscibile di quello che lo spazio racconta a chi lo transita. Scegliere una città, un quartiere, una casa è un’elezione che è principalmente un atto d’amore. Questo manifesto parla dunque d’amore e questo atto d’amore si declina a partire dalla forma di un mercato. Il mercato da cui parte questo viaggio è quello di Porta Palazzo, Torino.

Mai come quando si transita per un mercato, dentro i colori e le grida che accompagnano la natura dello scambio, è facile riconoscere i tratti della propria origine. Nel mercato le origini si mescolano a tal punto che generano comunioni e le comunioni nature sempre nuove. Prima di ogni religione e molto prima dell’economia globale, sono i mercati della frutta, della verdura, della carne, del pesce, degli abiti appesi, delle scarpe d’ogni foggia che rappresentano il sacro comune denominatore di ogni comunità umana. Sia che esso si declini nel baratto sia che si accetti la sua rappresentazione in numeri su moneta.

Il mercato di Porta Palazzo è l’epifania delle culture. Chi l’ha transitato anche solo una volta lo sa bene. Ma non è la città che determina la natura. La natura corre di traverso, di città in città. Se abitare il mercato è sentirsi a casa, in ogni angolo del mondo, attraversare un mercato è ritrovarsi a casa. Ovunque, nelle differenze, nelle lingue, nella merce sul banco, il mercato è casa.

Parlare di mercato e di poesia non è contraddizione. Se l’atto di creazione artistica è esperienza intima, ogni artista si confronta nel suo percorso con le dinamiche della circuitazione del prodotto artistico e dei suoi intermediari. Il prodotto artistico è diventato sempre più prodotto che ragiona in termini di mercato. Questo assunto vale anche per la forma più estrema di espressione, quella libera, in strada, senza mediatori, senza promozione, nell’incontro casuale ed estemporaneo. Ma anche per l’arte libera un giorno non vale l’altro. Un’ora non è la stessa di un’altra. Una posizione nella città non è favorevole come un’altra. Sono considerazioni “di mercato” necessarie se di fronte a te c’è un cappello. La strada diventa il proprio mercato individuale. L’atto solitario tra la folla. C’è ricchezza in questa solitudine, ma non la stessa capacità rigenerativa della moltitudine.

Noi artisti siamo creatori, siamo artigiani, siamo perenni allievi, siamo sperimentatori, siamo pionieri, siamo manager, siamo operai, siamo comunicatori, siamo burocrati e amministratori, siamo ladri, siamo santi. Artisti siamo e generatori di poesia, ma necessitiamo nondimeno di poesia. Ci troviamo così a creare la poesia che nutre gli altri. Ma siamo sempre davvero in grado di ricordarci di apparecchiare la mensa anche per il nostro pasto?

Questo manifesto è un invito a generare una sospensione alla frenesia del fare. È un appuntamento a un gioco collettivo. Ritrovarsi vestiti solo d fibra poetica. Fare come se non ci fosse il domani delle necessità economiche. Essere noi a generare i colori, gli odori, le grida, le origini culturali, le allusioni poetiche, i mondi multiformi che il mercato della mattina crea intorno alla circolazione del cibo per il corpo. Essere noi quello che nel mercato ritrovi come la via di casa. Non c’è davvero limite ben definito tra chi dà e chi riceve. Il mercato non è addizione di elementi, ma il dare e prendere si impastano nella generazione di un qualcosa in più.

Il mercato degli atti poetici vuole dunque essere uno spazio di libero scambio, per la rigenerazione degli appetiti dell’anima. Un territorio sicuro dove poterci mettere in difficoltà, in quanto artisti, per dare alimento alla fiamma creatrice. Divorati. Divoranti.

Il mercato di Porta Palazzo vive, nella frenesia circolare del suo perenne rinnovarsi, una sospensione quasi magica. La sera, tra i banchi allestiti, ancora spogli delle merci del giorno dopo, pare attendere un corpo che animi il silenzio. Questo manifesto è un invito a riempire questo spazio di silenzio con i nostri corpi d’artista e con la merce più cara: la poesia.

———-

Istruzioni

Sei un artista o sei uno spettatore?

Se sei uno spettatore/compratore è facile. Vieni come faresti la mattina per la frutta o la verdura. Come si fa per fare la spesa per la settimana. Monete in tasca pronte alla trattativa e porta pure la tua borsa più capiente. Se non sono monete porta denari ad alto contenuto poetico. Per quanto immateriale la poesia ha sempre un peso. E vieni con amici, si sa mai… “poeti” è gente pericolosa talvolta!

Se sei un artista/mercante è facile lo stesso. Se è solo il denaro che ti porta sulla piazza potresti restare deluso. È come ricominciare tutti dall’inizio, dal punto zero. Vieni aperto alla sorpresa, ma dicci in tempo come vieni e con che cosa, così possiamo capire come darti lo spazio giusto per la proposta che fai. Come? Compila la scheda alla pagina PARTECIPA e vieni a una delle visite previste tra gli APPUNTAMENTI, così ne parliamo assieme, ti fai un’idea di cosa sarà e troviamo insieme come valorizzare la tua proposta.

Sia che tu sia spettatore sia che tu sia artista, ad entrambi chiediamo di parlarne, promuovere, invitare e mettere in contatto. Un evento aperto ha senso perché è aperto. Se pensate a qualcuno che non dovrebbe mancare a questa festa, fateglielo sapere. Di banchi al mercato ce ne sono fino a 200.

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