di Shakespeare
traduzione Cesare Garboli
regia e adattamento Giorgio Barberio Corsetti
con Ennio Fantastichini
e (in ordine di apparizione) Michele Di Mauro, Roberto Rustioni, Francesco Villano, Francesca Ciocchetti, Sara Putignano, Alice Giroldini, Mariano Pirrello, Pierluigi Corallo, Gabriele Portoghese, Andrea Di Casa, Antonio Bannò, Zoe Zolferino
scene e costumi Francesco Esposito
luci Gianluca Cappelletti
musiche composte ed eseguite da vivo Luca Nostro
ideazione e realizzazione video Igor Renzetti e Lorenzo Bruno
produzione: Teatro di Roma, Teatro Nazionale, Teatro Biondo di Palermo
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Innovazione e tradizione nel Re Lear di Corsetti. Una scenografia minimale che si sposta su ruote, video proiezioni in grande schermo e una chitarra elettrica come fosse un concerto rock.
La tragedia di Shakespeare, che viaggia su vari livelli psicologici dell’animo umano, tra follia e lucidità, tirannia e compassione, si adatta perfettamente a queste contaminazioni sperimentali del linguaggio contemporaneo.
La trama principale riguarda l’anziano re di Britannia Lear, il quale decide di abdicare al trono e dividere il proprio regno tra le sue tre figlie, in proporzione, però, all’amore che le figlie gli avrebbero dimostrato. Goneril e Regan, le figlie maggiori sposate rispettivamente ad Albany e Cornwall, gli giurano un immenso affetto, ma mentono. Cordelia, invece, la figlia minore e la preferita di Lear, si rifiuta di partecipare alla gara e, rimasta in silenzio, si giustifica dicendo che non trova le parole per esprimere l’amore per il padre. Il re deluso e furioso, disconosce Cordelia, dividendo il regno a metà tra Goneril e Regan. Lear ben presto comprende di aver preso una pessima decisione, poiché le due figlie Goneril e Regan iniziano subito a minare quella poca autorità che ancora gli resta. A questa trama principale, si intreccia quella secondaria, che vede protagonista un altro vecchio nobiluomo, il conte di Gloucester, che deve affrontare anche lui una serie di problemi familiari causati dalla cupidigia del figlio illegittimo che vuole rivendicare il trono.
La follia occupa un ruolo centrale nel dramma e viene associata tanto con il disordine mentale quanto con la saggezza. Il Buffone offre infatti a Lear, saggi consigli anche se apparentemente i suoi discorsi sembrano un blaterare senza senso. Quando anche Lear impazzirà, la confusione della sua mente rispecchierà il caos che domina ormai il suo regno. Una follia quindi che è metafora di disordine interiore ed esteriore. Grazie alla pazzia egli acquisisce, però, anche una nuova saggezza poiché, una volta ridotto a uomo comune, Lear impara l’umiltà. La follia di Lear è inoltre affiancata dalla falsa pazzia di Edgar, che a sua volta contiene alcuni semi di buonsenso. Il Re Lear è una tragedia brutale, impregnata di una insita crudeltà dell’uomo contro i propri simili, cui neanche i legami di sangue riescono a porre fine. Tutto il cast, formato da grandi attori, riesce a rendere perfettamente il senso del dramma Shakespeariano, “capitanato” da un mirabile Ennio Fantastichini, che regge la scena in modo straordinario.