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Recensioni/Articoli

Il Monteverdi del Ballett Zürich celebra la musica nella danza: Spuck saluta Zurigo con un’opera di teatro musicale

Giordana Patumi
Ultima modifica: 20 Febbraio 2022 18:38
Giordana Patumi
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Anche questa volta il Ballett Zürich ha presentato un programma unico e piuttosto insolito. Tuttavia, non si può parlare semplicemente di una serata di balletto nel senso convenzionale ma piuttosto di Musiktheater – teatro musicale – come definisce lo stesso coreografo Christian Spuck la sua ultima grande produzione come direttore del balletto di Zurigo prima di passare alla direzione artistico dello Staatsballett Berlin per la stagione 2023/24.

Spuck amante dei madrigali del compositore barocco Claudio Monteverdi si concentra sul 7° e 8° e decide di realizzare un opera teatrale che mette in dialogo musica e danza. Con sette cantanti, il Balletto di Zurigo e l’Orchestra La Scintilla diretta da Riccardo Minasi, l’arte della danza di Spuck e la musica di Monteverdi sono un’accoppiata meravigliosa per quanto riguarda la differenziazione dei sentimenti e la sottile potenza delle immagini. Il direttore del balletto di Zurigo riesce a creare un paradosso in questa serata: la danza passa in secondo piano – e guadagna possibilità espressive proprio per questo motivo.

In un grande spazio scenico con pochi oggetti di scena dello scenografo Rufus Didwiszus e con i semplici costumi di Emma Ryott, così come l’interessante disegno luci di Martin Gebhardt, si vivono scene finemente coreografate che alternano soli, duetti, trii e gruppi.

Il balletto di Spuck è uno studio sulla malinconia e sull’amore perduto, è abilmente contrastato da sequenze di vero e proprio giubilo. Spuck intreccia periodicamente le opere barocche con canzoni pop italiane che risalgono agli anni ’50 e ’60. La loro inclusione è sorprendente all’inizio, ma poiché i meccanismi e il sentimento amoroso non sono praticamente cambiati attraverso i secoli, gli intermezzi alla fine si dimostrano praticabili, illuminanti e persino umoristici. La messa in scena di tutta l’opera vive dii contrasti musicali. Questa combinazione conferisce una leggerezza inaspettata dopo i testi spesso drammatici dei libri di madrigali.

Il fulcro della nuova produzione è “Il Combattimento di Tancredi e Clorinda” di Monteverdi: il crociato e la figlia del re si amano ma sono avversari sul campo di battaglia. Durante lo scontro, lei indossa un’armatura, lui non la riconosce e si scontrano. Alla fine Tancredi, toglie l’elmetto dalla testa della donna gravemente ferita a solo allora riconosce Clorinda. La lotta degli amanti è narrata da due tenori (Edgaras Montvidas, Anthony Gregory) e un soprano (Lauren Fagan), ma non è tradotta in un vero e proprio balletto. La danza di Lucas Valente e Michelle Williams è astratta, frammentaria ed eccellete così come tutto il resto della serata.

L’astrazione del movimento di Spuck però, non significa senz’anima. I membri del Ballet Zurich e del Junior Ballet irradiano sentimento e potenza e molte sequenze non state create in dialogo tra il coreografo e gli interpreti.

Solo la scena del “Lamento d’Arianna” con la popolare coppia di solisti di lunga data Katja Wünsche e William Moore ricorda ancora il balletto classico con un passo a due di punte e pas de deux.

Nella buca dell’orchestra, i membri de La Scintilla, la speciale formazione di musica antica della Philharmonia di Zurigo, siedono a semicerchio riproducendo i lavori musicali di Monteverdi. Violino, viola, violoncello, viola da gamba, tiorba e clavicembalo, purtroppo invisibili alla maggior parte del pubblico, sono anche un piacere visivo. Il prudente direttore d’orchestra di questa serata, un eroe multitasking, Riccardo Minasi, suona anche gli assoli di violino.

La costumista Emma Ryott ha lavorato in modo particolarmente affascinante questa volta. Usa più colori del solito. All’inizio, i ballerini indossano corpetti larghi o maglie a maniche lunghe con pantaloni quasi da prove di sala. Più tardiperò, la Ryott accenna ad elementi storici. I collari rigidi rinascimentali diventano accessori bianchi e leggeri. Lascia l’armatura completa da guerriero alle comparse; nel caso di Tancredi si limita a qualche lembo ascellare dall’aspetto plasticamente metallico e ai bracciali. La cotta di maglia di Clorinda è ridotta a una camicia con motivi d’argento scintillanti, che sembra più sexy che bellica.

Christian Spuck non poteva trovare un modo migliore per salutare il pubblico svizzero che non regalare un’opera come “Monteverdi”.

 

 

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