In scena al Teatro Vittoria di Roma fino al 16 febbraio 2025
Racconto affabulatorio, musica dal vivo, canti in yiddish e in ebraico e la voce di Dio che tuona roca e potente.
Si alternano e si rincorrono la narrazione di Aldo Cazzullo e gli incisi declamati e cantati da Moni Ovadia sulle musiche suonate al pianoforte da Giovanna Famulari.
La parola di Dio articolata in immagini, episodi, aneddoti e anatemi, srotola il filo del racconto dell’Antico Testamento dal libro di Aldo Cazzullo Il Dio dei nostri padri: il grande romanzo della Bibbia per “sottrarre la Bibbia ai violenti e agli intransigenti e restituirla a se stessa” come afferma Moni Ovadia introducendo lo spettacolo.
La Bibbia è lettura ormai desueta, pur essendo il libro più venduto della storia, tuttavia, proposta in forma di teatro canzone, affascina e riempie i teatri.
La messinscena è un cammino alla ricerca delle radici culturali dell’umanità, fino a scoprire che la cultura è un collante potente, soprattutto fra i popoli delle religioni monoteiste: ebrei, cristiani e musulmani.
Aldo Cazzullo, giornalista-scrittore e analista politico e osservatore, prosegue il suo viaggio sulla scia della nostra identità e torna in scena con la propria ricerca letteraria insieme all’attore e interprete di musica etnica Moni Ovadia, dopo il successo del Duce delinquente.
Si inizia dalla preistoria biblica del Libro della Genesi con la creazione, il paradiso terrestre e il peccato originale, Noè e il diluvio universale, la torre di Babele e la confusione degli idiomi. Si prosegue con il patriarca Abramo cui Dio promise una discendenza più numerosa delle stelle del cielo, la distruzione delle peccaminose citta di Sodoma e Gomorra da cui si salvarono solo Lot che era giusto e le due figli, che lo fecero ubriacare per giacere con lui e proseguire la stirpe.
Dal vecchio Abramo e dalla sterile Sara nacque Isacco, questi generò Giacobbe che sottrasse la primogenitura al fratello per un piatto di lenticchie e i cui dodici figli diedero origine alle tribù di Israele, tra cui il figlio prediletto Giuseppe venne venduto dai fratelli e divenne governatore d’Egitto grazie al dono di interpretare i sogni.
Un volo pindarico di millenni sugli altri Libri ricordando Mosè, le piaghe d’Egitto, il passaggio del Mar Rosso, i dieci comandamenti, la conquista della terra promessa, e poi i Giudici che guidarono le tribù come Sansone e i filistei, Davide che abbatte Golia, Salomone che innalza il tempio, fino alla profezia messianica di Isaia.
Le tribolazioni e la pazienza di Giobbe rispecchiano la contrapposizione tra Dio e il Diavolo, con Giobbe che continua a benedire il Signore anche quando Satana lo colpisce con una piaga malsana.
Innumerevoli le attinenze con l’espressione artistica di pittori e scultori che hanno attinto a storie e personaggi biblici, compresa la pittrice donna in un’epoca in cui l’arte era declinata al maschile: Artemisia Gentileschi e il suo celebre quadro di Giuditta che decapita il condottiero assiro Oloferne, l’eroina femminile che prevale sul tiranno.
L’universalità e l’atemporalità della Bibbia trovano riscontro nella società contemporanea, e numerosi artisti ne hanno tratto ispirazione realizzando capolavori immortali.
Aldo Cazzullo possiede una spiccata capacità di scrittura evocativa e di conversazione affabulatoria condita di riflessioni e battute legate all’attualità, che si traducono in successi editoriali e teatri affollati. Moni Ovadia esprime la potenza drammaturgica del suo teatro sentimentale e musicale intercalando il registro sacro a quello profano, dando voce ai vari personaggi e a Dio stesso che interviene nelle vicende umane e ammonisce con voce tonante, assecondando le musiche della compositrice pianista e violoncellista Giovanna Famulari.
Danno forza visiva e suggestione al racconto le immagini create da Elisa Savi di episodi della Bibbia e capolavori pittorici del Rinascimento della tradizione iconografica occidentale, proiettate sul video-wall, alternate alla sand animation di Gabriella Compagnone, tecnica del creare immagini disegnate con la sabbia su una superficie luminosa col movimento delle mani.
Lo spettacolo cattura l’attenzione e, nel finale, anche il cuore, con la struggente interpretazione di Hallelujah di Leonard Cohen cantata da Moni Ovadia che invita il pubblico che gremisce la sala a unirsi a questo canto di giubilo.
Tania Turnaturi