con Walter Malosti, al Teatro Quirino di Roma, fino al 16 febbraio 2025
Non è la prima volta che Valter Malosti si confronta con le opere del Bardo. L’attore e regista torinese ha interpretato, tra le altre, i Sonetti , misurandosi con la caducità e l’ingannevolezza dell’amore e le sue più profonde sfumature, la passione e la tenerezza, il corteggiamento e il romanticismo. Qui affronta una delle storie più evocative del combattimento amoroso: l’equivoca relazione di amore e di macchinazione tra Antonio e Cleopatra.
Malosti interpreta con una recitazione asciutta Marco Antonio, il triumviro, con Cesare Ottaviano e Marco Emilio Lepido, il quale, dopo l’assassinio di Giulio Cesare, assume il controllo delle province romane di Oriente. Non c’è intesa tra Ottaviano e Antonio: la loro non è un’alleanza ma una rivalità che esplode quando Alessandria d’Egitto cade nelle mani di Ottaviano, scatenando una nuova guerra fratricida che si concluderà con il trionfo di Ottaviano che prenderà il nome di Cesare Augusto.
Valter Malosti declina, in un trascinante vortice di versi, ogni aspetto di Antonio: il soldato nato, che sembra non vedere l’ora di tornare in uniforme, il sognatore che fonde fascino sessuale ed esasperazione politica, la passione per il lusso e gli errori imperdonabili nella vita pubblica, fino al suo tragico declino, dopo la battaglia nelle acque greche di Azio, quando preferisce la morte al disonore. Undici giorni dopo la sua morte, Cleopatra decide di seguire il destino del suo amante. Probabilmente è il ruolo maschile più impegnativo di Shakespeare, in quanto richiede che l’ossessione del presente nella rivalità con Ottaviano, sia accompagnata da echi di passata grandezza.
Anna Della Rosa è una Cleopatra regale. Irascibile, avventata e mutevole in un mix di ardore e di ironia, cambia spesso il suo umore così come cambia i suoi magnifici costumi. Sembra amare di più Antonio quando non è effettivamente lì, come se fosse rapita da un ideale immaginario. Come tutte le brave Cleopatra, è anche arguta: assume una maestà autoironica nei confronti dello sventurato messaggero che arriva con la notizia del matrimonio di Antonio con Ottavia. Tutti gli occhi sono puntati su Cleopatra e sui suoi amorevoli e ridacchianti servi, pronti a rispondere a ogni suo capriccio.
In questa produzione, che si avvale della traduzione e dell’adattamento di Nadia Fusini, Malosti evita i cliché romantici. Tuttavia, la chimica tra i due amanti richiede uno sforzo per essere notata; sono molto più forti nei loro personaggi da soli che insieme. E dimostra ancora una volta di saper unire un occhio contemporaneo a un orecchio meticoloso per il linguaggio di Shakespeare, anche grazie a una recitazione tesa, a tratti grottesca, malgrado la complessa trama si sviluppi, quasi costantemente, su una base sonora ritmata che induce un ingiustificato stato d’ansia nello spettatore.
Insieme ai protagonisti brillano Margherita Palli, con le sue straordinarie scenografie, e Cesare Accetta (disegno luci). I costumi di Carlo Poggioli completano il caleidoscopio, alternando una sontuosa atmosfera elisabettiana, alla presenza classica e austera delle tuniche romane, fino a una dimensione contemporanea, a voler sottolineare la grande modernità di Shakespeare. Malosti, con il suo encomiabile cast, ci porta dentro ai giochi di potere di Roma che sembrano orditi come una partita a scacchi sullo sfondo di piedistalli mobili e di catafalchi marmorei.
Una drammaturgia teatrale che bene rappresenta che gli amanti vivono in uno stato di fantasia inebriata: l’opera di Shakespeare è ossessionata dalla morte fin dall’inizio e i suoi amanti auto-glorificanti e auto-illusi esistono idealizzati soltanto in un sogno di passione.
Roberta Daniele