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Prosa

Erodiàs di Giovanni Testori

Redazione
Ultima modifica: 25 Gennaio 2012 18:31
Redazione
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PRIMA NAZIONALE

Venerdì 27 gennaio debutta Erodiàs, terzo spettacolo della stagione VADO AL MIL 012, ultima produzione del teatro La Madrugada.

Erodiàs, insieme con Cleopatràs e la Mater Strangosciàs, è uno dei tre lai scritti nel 1992 da Giovanni Testori, una sorta di testamento che raccoglie tutta la ricerca sui poteri di una parola umana e carnale profondamente lirica e poetica. È ormai un classico del teatro contemporaneo lo straordinario monologo dedicato alla figura di Erodiade, qui interpretato da Simone Lampis, per la regia di uno dei collaboratori storici di Eugenio Barba e dell’Odin Teatret: l’argentino Raul Iaiza.

Un’Erodiàs brianzola, ormai sola con la testa del Battista, rievoca tra ricordi passati e presenti deliri, l’amore frustrato per il Giuàn, dalla sua prima apparizione alla reggia di Erode fino alla decapitazione: una storia di approcci, seduzioni, discorsi su Dio e sull’amore in cui lei è ripetutamente refiutata, istante per istante.

Man mano i toni perdono le sfumature umoristiche e si fanno sempre più tragici: Erodiàs è prigioniera del ricordo, dei rimorsi e dei dubbi che le parole di Giovanni hanno lasciato in lei. Vorrebbe suicidarsi, uscire di scena, farla finita, ma le uniche parole che riesce a strappare a ciò che resta di Giuàn la condannano all’attesa.

L’attore, come Erodiàs, è condannato alla ripetizione della parte. Di questo chiede più volte conto all’autore: “Come la mettiam, o mio scrivan? Cosa succed mo’, chi? Cosa chi, ‘des? Chi ‘des e insci?

In occasione dello spettacolo Raul Iaiza terrà il seminario IL RACCONTO CHE ACCAREZZA IL CORPO, Un importante tappa nel percorso di NAT, Nuova Accademia Tieffe.

Il corso si terrà allo spazio MIL il 28 e 29 gennaio, per info accademia@tieffeteatro.it

 

NOTE DI REGIA

Un attore col vestito della domenica, pronto a cominciare il suo spettacolo attende gli spettatori e si appresta ad officiare ancora una volta la sua recita bislacca. Ancora una volta si trasformerà, ancora una volta sarà attraversato. Ancora una volta gli toccherà danzare il suo demenzial tango.

“I personaggi tragici, nel loro susseguirsi dentro l’arco dei tempi, non hanno avuto e non avranno mai altro significato che quello di ripetere, in termini diversi, lo stesso, antico, luminoso tentativo; la stessa , antica, luminosa bestemmia”.

Così Testori. Il suo personaggio è  un’ Erodiade brianzola’, concubina di Erode, sola con la testa – ormai prossima alla decomposizione – del Battista, davanti al pubblico chiamato alla recita.

Erodiàs rievoca, tra ricordi passati e presenti deliri, l’amore frustrato per il Giuàn, dalla sua prima apparizione alla reggia di Erode fino alla decapitazione: una storia di approcci, seduzioni, discorsi su Dio e sull’amore in cui lei è ripetutamente rifiutata, istante per istante.

Man mano i toni perdono le sfumature umoristiche e si fanno sempre più tragici: Erodiàs è prigioniera del ricordo, dei rimorsi e dei dubbi che le parole di Giovanni hanno lasciato in lei. Vorrebbe suicidarsi, uscire di scena, farla finita, ma le uniche parole che riesce a strappare a ciò che resta di Giuàn la condannano all’attesa:

 

Speciar l’è l’uniga manera, o mia regina de Lasnig et anca filandera, per in della norma, eccota, tornare. E, insci’, un quei di’ ammo’ chi, in ‘sta lacrimarum valle, eccota, vivare.

 

L’attore, come Erodiàs, è condannato, condannato alla ripetizione della parte. Di questo  chiede più volte conto all’autore:

 

Come la mettiam, o mio scrivan? Cosa succed mo’, chi? Cosa chi, ‘des? Chi ‘des e insci?

 

“[I personaggi tragici] occupano il tempo e lo spazio loro concesso per riempire spazio e tempo, non delle loro storie, ma dei loro insolubili tentativi di ‘verbalizzazione’. Quando, per quella via, lo spazio s’è tutto stipato (sia esso quello della pagina, sia invece quello del palcoscenico) e, per fatale connessione, il tempo tutto esaurito (sia quello della lettura, sia invece quello della rappresentazione), il personaggio tragico cade nella trappola della fine e si spegne per sempre […]”

L’attore è come la macchia di sangue sul tavolo di quel quadro di Francis Bacon che Testori amava tanto, di cui ci ha parlato nella serie di incontri tenuti al Teatro Out-Off di Milano, nell’ottobre ’88.

“Quale parola dice questo sangue? Tolti tutti gli addobbi, tolte tutte le malie che non hanno niente a che vedere col teatro, tolte tutte le regie, tolte tutte le interpretazioni, cosa dice quella macchia di sangue lì? E può il teatro prescindere da quella macchia?”

Autore, attore, personaggio, spettatori…il gioco del teatro teatralizzato, della vita e del teatro, dell’arte e della vita , insaziabile e onnivoro marchingegno che tutto divora, confonde e annienta i termini.

E’ grazie alla magia della scrittura di Testori che le variabili del  gioco si ricompongono, nella meravigliosa e oscillante sintesi di quest’opera.

disegno luci di Paolo Casati e Teatro La Madrugada

musiche di Eleni Karaindrov, Franz Shubert, Zibiniev Preisner, Vic Chesnutt, Francesco Lozzia

si ringrazia per la collaborazione artistica Giampiero Corradi e Fausto Pro

 

SPAZIO MIL – Via Luigi Granelli, 1 – Sesto San Giovanni

Orari spettacolo: ven, sab, dom ore 21.00

Prenotazioni e informazioni: 02 36592544

info@tieffeteatro.it – www.tieffeteatro.it

Prezzi: 15 intero – 10 ridotto (over 60, under 25)

BIGLIETTERIA: è possibile acquistare i biglietti allo spazio MIL un’ora prima dell’inizio dello spettacolo oppure presso la biglietteria del Teatro Menotti (da martedì a sabato dalle 15 alle 19) via Ciro Menotti, 11, Milano.

Orari biglietteria in via Menotti: dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 19 – sabato dalle 16 alle 19

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