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Opera

Simon Boccanegra

Redazione
Ultima modifica: 19 Luglio 2013 12:54
Redazione
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Foto di Ramella&Giannese
Foto di Ramella&Giannese

Mercoledì 9 ottobre il melodramma verdiano Simon Boccanegra inaugura la Stagione d’Opera 2013-2014 del Teatro Regio di Torino. Parte dunque dalla Genova trecentesca del Doge Boccanegra l’ideale Grand Tour che il Teatro presenta al suo pubblico in un anno eccezionalmente ricco di proposte. Sul podio dell’Orchestra e del Coro del Teatro Regio sale il Direttore musicale Gianandrea Noseda che, confermando il suo forte legame con il Teatro, a novembre condurrà i complessi artistici del Regio durante la tournée giapponese.

Anche per il 2013-2014, in occasione dell’appuntamento più atteso della Stagione, il Regio è lieto di annunciare la partnership con Intesa Sanpaolo – Socio Fondatore del Teatro – che ha deciso di dare un fondamentale sostegno alla produzione inaugurale.

L’opera va in scena nell’allestimento creato per il Regio nel 1979 – ripreso nel 1995 – da Sylvano Bussotti, artista poliedrico, pittore, poeta, romanziere, attore, scenografo, costumista, la cui attività teatrale intreccia da molti anni la composizione musicale alla regia, che di questo Simon Boccanegra ha curato ogni aspetto dell’allestimento: scene, costumi e regia. Bussotti nel tempo ha stabilito un rapporto di grande rispetto nei confronti delle opere: «quel che cerco di fare quando mi chiedono di mettere in scena un’opera del passato» raccontò in un’intervista a ridosso della “prima” del ’95 «è di immergermi in maniera maniacale nel libretto e nella partitura. Forse la conoscenza musicale mi aiuta a sentire il libretto come fatto musicale. Non faccio mai violenza alle didascalie dei libretti d’opera: le raccomandazioni dell’autore vanno dilatate, rese significanti». E se nel 1995 considerava una sfida, se non un azzardo, riproporre lo spettacolo dopo sedici anni, oggi confida in un’intervista a Giorgio Rampone: «a distanza di tanto tempo, probabilmente lo è di meno. Naturalmente, le messe in scena sono un qualcosa di effimero, a differenza della materia musicale, che può non esserlo affatto. E questo è certo il caso di Simon Boccanegra, un’opera che non ha mai avuto bisogno di conferme. Capovolgendo i termini della questione, dopo tutti questi anni è come se ci si trovasse di fronte a qualcosa di nuovis-simo». Dopo trentaquattro anni, lo splendido e suggestivo spettacolo rivivrà nella ripresa di Vittorio Borrelli, «un professionista della scena eccezionale, che tutti i teatri invidiano al Regio», chiosa Bussotti. In questa lettura del melodramma verdiano si sottolinea in modo suggestivo la presenza del mare. Tratto connotante dell’opera è «il colore, non ci sono dubbi – afferma Gianandrea Noseda – nessun altro titolo verdiano è scuro quanto Simon Boccanegra: nell’orchestrazione, nelle atmosfere, nel trattamento delle voci. Ricavare questa tinta, di forte valenza evocativa, diventa l’obiettivo principale del direttore d’orchestra».

Nel novembre 1880, l’editore Giulio Ricordi convinse Giuseppe Verdi a rivedere il suo Simon Boccanegra, composto quasi un quarto di secolo prima. L’opera aveva debuttato alla Fenice di Venezia nel 1857, ottenendo un successo tiepido: si sperava che gli allestimenti successivi avrebbero risollevato le sue sorti, ma il fiasco alla “prima” della Scala nel 1859 confermò la sua impopolarità. L’autore, convinto della qualità del lavoro, riteneva responsabile dell’insuccesso la tinta troppo cupa che si estendeva sull’opera. Nella versione del 1857, il colore fosco è in parte determinato da uno degli aspetti più innovativi dell’opera: la prevalenza delle voci maschili gravi; nel Simon Boccanegra ci sono infatti ben cinque personaggi maschili (di cui uno solo interpretato da un tenore) e un unico personaggio femminile: persino nei cori le voci maschili hanno un ruolo preponderante. Rivedendo l’opera, il compositore non modificò la distribuzione delle voci, ma rischiarò le sue pagine aggiungendo in certi episodi un nuovo colore orchestrale. Per donare, come scriveva Verdi, «varietà e un po’ di brio al troppo nero del dramma» era necessario intervenire sul libretto scritto da Francesco Maria Piave. All’epoca della revisione, il compositore si era interessato al progetto di un Otello con Arrigo Boito come librettista; questi, pur non entusiasmato dalla prospettiva di “aggiustare” i versi altrui, si mise diligentemente al lavoro e propose a Verdi soluzioni originali. L’intervento più importante ideato dal librettista si trova nel finale dell’Atto I: la famosa scena della Sala del Consiglio, con l’impressionante maledizione di Paolo, è di sua invenzione. Grazie alla revisione di Verdi e Boito, l’opera risultò animata da una nuova forza teatrale e il protagonista acquistò maggior levatura e personalità: nella nuova versione, Simon Boccanegra trionfò alla Scala nel 1881. Neanche questa volta però il successo fu duraturo: il lavoro entrò regolarmente nei programmi dei teatri d’opera solo dopo la sua riscoperta in Germania, negli anni Trenta del Novecento.

L’opera prende il titolo dal nome di un Doge genovese vissuto nella prima metà del XIV secolo: la trama è liberamente tratta dalla vita di questo personaggio storico e dal dramma Simon Boccanegra scritto dallo spagnolo Antonio García Gutiérrez. La complicata storia si dipana sullo sfondo dello scontro politico tra patrizi e plebei. Il patrizio Jacopo Fiesco ha giurato vendetta nei confronti del corsaro Simon Boccanegra, che ha sedotto sua figlia Maria. Grazie all’appoggio del partito dei plebei, Simone è candidato al ruolo di Doge, ma la sera della sua elezione l’uomo scopre che l’amata Maria è morta. Venticinque anni dopo, il Doge Boccanegra va a trovare la giovane Amelia Grimaldi, per convincerla a sposare il suo principale sostenitore, Paolo Albiani. La ragazza confessa di non essere una legittima erede della nobile famiglia Grimaldi, bensì una trovatella: Simone allora capisce che Amelia è la figlia avuta con Maria e misteriosamente scomparsa durante l’infanzia. Anche Amelia riconosce il padre e gli dice di amare Gabriele Adorno, giovane appartenente al partito dei patrizi. Per assecondare i sentimenti della figlia, Simone vieta a Paolo di sposarla, ma l’uomo la rapisce. Gabriele e Andrea Grimaldi, tutore della ragazza, la liberano e, durante una riunione nella Sala del Consiglio, accusano il Doge del misfatto; Amelia interviene e fa intuire a Simone chi sia il suo vero rapitore: Simone, dunque, non accusa Paolo ma lo costringe a maledire se stesso. Per vendicarsi, Paolo cerca appoggio nel partito dei nobili e, dopo aver dato un veleno ad azione lenta a Simone, convince Gabriele ad assassinarlo. Amelia previene il delitto svelando a Gabriele di essere la figlia del Doge e i due uomini si riconciliano. Il giorno delle nozze di Gabriele e Amelia, Simone sente di essere ormai vicino alla morte. Andrea, che è in realtà il vecchio Fiesco e che non ha mai smesso di odiare il Doge, lo incontra: Simone lo riconosce e gli rivela che Amalia è sua nipote affidandogliela. Fiesco, pentito, perdona Simone ed entrambi benedi-cono gli sposi. Al calar della sera, Simone muore.

Per il ruolo di Simon Boccanegra, Verdi aveva previsto un interprete dalle grandi doti attoriali oltre che canore: il protagonista dell’inaugurazione del Regio sarà Ambrogio Maestri, baritono dalla grande personalità scenica e dall’interpretazione vocale autorevole, applaudito in tutto il mondo per i suoi personaggi verdiani. Maestri torna al Regio dopo il Simon Boccanegra del 2003 (allestimento di Graham Vick) e Un ballo in maschera del 2004. Il soprano María José Siri torna al Teatro Regio nel ruolo della figlia del Doge dopo le sue appassionate interpretazioni di Tosca e di Maddalena (Andrea Chénier) le scorse stagioni. Michele Pertusi, uno dei bassi italiani più esperti nei ruoli verdiani e rossiniani, sarà Jacopo Fiesco. Completano il cast: Roberto De Biasio (Gabriele Adorno), Alberto Mastromarino (Paolo Albiani) e Fabrizio Beggi (Pietro). Maestro del Coro è Claudio Fenoglio. Nel corso delle otto recite dal 9 al 23 ottobre si alterneranno nei ruoli dei protagonisti: Alberto Mastromarino (Simon Boccanegra), Erika Grimaldi (Maria Boccanegra), Giacomo Prestia (Jacopo Fiesco), Gianluca Terranova (Gabriele Adorno) e Devid Cecconi (Paolo Albiani).

Simon Boccanegra sarà presentato al pubblico da Angelo Foletto nel primo Incontro con l’Opera della Stagione che si terrà al Piccolo Regio Puccini mercoledì 2 ottobre alle ore 17.30. Inoltre, a conclusione dell’anno verdiano, molte le iniziative e gli spunti di riflessione offerti dal Teatro Regio: mercoledì 9 ottobre alle ore 16.30 il convegno Intorno a Simon Boccanegra a cura di Pierpaolo Portinaro, in collaborazione con il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università degli Studi di Torino; mercoledì 16 ottobre alle ore 17.30 Il mio Verdi, conversazione di Leonetta Bentivoglio e Gianandea Noseda, in occasione della pubblicazione dell’omonimo libro edito da Castelvecchi.

La prima dell’opera sarà trasmessa in diretta radiofonica su Rai-Radio3 il 9 ottobre alle ore 20.

Biglietteria del Teatro Regio, piazza Castello 215 – Tel. 011.8815.241/242 – e-mail: biglietteria@teatroregio.torino.it. Info – Tel. 011.8815.557 e www.teatroregio.torino.it.

UFFICIO STAMPA

Teatro Regio, Direzione Comunicazione e Pubbliche Relazioni

Paola Giunti (Direttore), Sara Zago (Relazioni con la Stampa)

Tel.: +39 011 8815233 – 8815239 – E-mail: ufficiostampa@teatroregio.torino.it – giunti@teatroregio.torino.it – zago@teatroregio.torino.it

 

 

Teatro Regio

Mercoledì 9 Ottobre 2013 ore 20

Giovedì 10 Ottobre 2013* ore 20

Sabato 12 Ottobre 2013 ore 15

Martedì 15 Ottobre 2013* ore 20

Mercoledì 16 Ottobre 2013 ore 20

Sabato 19 Ottobre 2013* ore 20

Domenica 20 Ottobre 2013 ore 15

Mercoledì 23 Ottobre 2013 ore 20

 

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