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Festival di Bayreuth. L’Olandese Volante torna a casa

Stefano L. Borgioli
Ultima modifica: 1 Settembre 2021 21:52
Stefano L. Borgioli
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John Lundgren (Der Holländer), Marina Prudenskaya (Mary), Georg Zeppenfeld (Daland) e Asmik Grigorian (Senta). © Bayreuther Festspiele / Enrico Nawrath
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John Lundgren (Der Holländer), Marina Prudenskaya (Mary), Georg Zeppenfeld (Daland) e Asmik Grigorian (Senta) © Bayreuther Festspiele / Enrico Nawrath

Dopo la pausa obbligata della scorsa estate la Festspielhaus di Bayreuth riapre le porte agli appassionati wagneriani. La Collina Verde cambia un po’ aspetto per le rigorose misure sanitarie. I controlli sono rigorosi. Ma appena le prime note si diffondono dal golfo mistico verso la platea, piena solo a metà per il distanziamento, la magia del festival di Bayreuth si ricrea all’istante. Si assiste alla nuova produzione del L’Olandese Volante (Der fliegende Holländer). Una produzione segnata da debutti importanti.

Oksana Lyniv è la prima donna nei 145 anni di storia del festival a dirigerne l’orchestra, compito che assolve con piglio risoluto e preciso. La direttrice ucraina, che aveva già diretto l’opera nel 2017 al Gran Teatre del Liceu, scolpisce un’Olandese energico e tempestoso, a tratti piuttosto marziale. Ai suoi comandi l’orchestra tesse una trama musicale avvincente che rimanda l’urgenza drammatica delle passioni che vanno in scena.

Asmik Grigorian (Senta), Coro del Festival di Bayreuth © Bayreuther Festspiele / Enrico Nawrath

Asmik Grigorian fa la sua prima apparizione a Bayreuth nel ruolo di Senta e impressiona ancora una volta per la perfezione del canto e della recitazione. Accenti drammatici, voce d’acciaio e proiezione perfetta, il soprano lituano incanta la platea con la Ballata di Senta, il cuore dell’opera wagneriana. La Grigorian riesce perfino a dare anima e passione al duetto del secondo atto con l’Olandese, che adesso si svolge in un tinello medio borghese, dove Daland e Mary hanno invitato a cena il futuro genero e schierato il servito dei piatti buoni. All’eccellenza vocale unisce l’espressività del gesto e bene si appropria della Senta disegnata da Tcherniakov, non una pallida fanciulla ma una giovane molto assertiva, a tratti mascolina, in pieno conflitto generazionale con i genitori. Dopo la recita la platea tributa una vera e propria ovazione alla direttrice e al soprano.

John Lundgren (L’Olandese) © Bayreuther Festspiele / Enrico Nawrath

Prima messinscena a Bayreuth anche per Dmitri Tcherniakov, vera e propria star della regia e conteso dai maggiori teatri europei. Il regista moscovita trasforma la saga del navigatore maledetto in un thriller di provincia a forti tinte. Mentre scorrono le note della ouverture, un prequel ci mostra l’Olandese bambino che, in un anonimo paesino nordico di casette di mattoni, osserva la relazione adulterina (invero piuttosto sbrigativa) fra sua madre e il ricco Daland. Il piccolo poi assiste al suicidio della madre innescato dal linciaggio morale subito dai compaesani. Lo spettacolo di Tcherniakov racconta il ritorno in paese dell’Olandese, ormai adulto e scortato da una banda di scagnozzi, assettato di vendetta e di distruzione. Ad accoglierlo trova un placido villaggio dove la sera ci si ritrova all’osteria. Nel frattempo Mary, nell’originale la nutrice di Senta, è stata promossa a paziente matrigna e moglie di Daland. L’Olandese familiarizza con Daland e tenta di conquistare Senta, diventata adesso una pedina della sua vendetta. La giovane non è peraltro minimamente interessata al nuovo corteggiatore. Il terzo atto è un crescendo da film. L’Olandese spara sulla folla riunita in piazza. I suoi sgherri radunano con la forza gli abitanti del villaggio e danno fuoco alle case. Fiamme e ceneri volano nell’aria. Mary spara e uccide l’Olandese. E Senta si guarda bene dal gettarsi dalla scogliera, se non altro per incassare il trionfo che le tributa la platea. Tcherniakov non è nuovo a operazioni di questo genere (si veda il recente Freischütz alla Bayerische Staatsoper di Monaco trasposto in un ambiente criminale contemporaneo https://www.teatrionline.it/2021/01/der-freischutz-alla-bayerische-staatsoper-di-monaco/), lo spettacolo è ben curato e ha indubbiamente una sua forza drammaturgica, ma viene spontaneo chiedersi se questa fosse la storia che Wagner aveva in mente. Nell’universo wagneriano originale ci sono due mondi che si contrappongono, quello tutto interiore di Senta e dell’Olandese e quello della realtà materiale di Daland, Erik e tutti gli altri. In questa messinscena, che ha incassato contestazioni alla prima, questo contrasto passa in sottofondo davanti all’atmosfera ossessiva di giallo di paese. Cambia anche il motore emotivo della vicenda. L’Olandese Volante non è più un peccatore condannato a vagare in eterno bramando perdono e redenzione, ma un uomo traumatizzato e assetato di vendetta. Si racconta un’altra storia. Curiosamente è anche un’Olandese tutto in terraferma. L’unico liquido che si vede in scena è nei bicchieri dell’osteria. Un pregio dell’allestimento di Tcherniakov è nella relativa essenzialità delle scene (disegnate dallo stesso regista) e dalla mancanza di inutili effetti multimediali che spesso funestano altre produzioni; in questo setting l’attenzione si concentra senza sforzo sulla voce e sulla recitazione dei protagonisti. Da notare che l’opera viene rappresentata senza intervalli fra i tre atti, come nelle intenzioni originali di Wagner.

Georg Zeppenfeld (Daland) e Attilio Glaser (il Timoniere), Coro e comparse del Festival di Bayreuth © Bayreuther Festspiele / Enrico Nawrath

Eccellente il cast schierato dal Festival attorno ad Asmik Grigorian. Il baritono svedese John Lundgren, potente per fisico e per voce, restituisce le ossessioni di questo Olandese Volante, non più sospeso tra frustrazione e desiderio di redenzione ma mosso solo dalla brama di vendetta. Corretta e perbenista la Mary di Marina Prudenskaya, che perde il suo aplomb nel finale quando spara all’Olandese e lo uccide. Superbo Georg Zeppenfeld, il basso è un beniamino di Bayreuth, che riveste di verve istrionica un Daland davvero piccolo borghese. Eric Cutler presta bella voce di tenore all’amareggiato Erik, mentre Attilio Glaser interpreta bene il ruolo del timoniere (in questo spettacolo più un habitué del bar che un marinaio).

Il leggendario coro di Bayreuth si fa sempre apprezzare, anche se la sua potenza espressiva è limitata dalle disposizioni anti-pandemiche. Metà del coro è presente sul palco; l’altra metà canta in sala prove con le comparse in scena in playback. L’effetto è a tratti straniante, come nel passaggio dei due cori contrapposti dove si perde la forza drammaturgica dello scontro fra la festosità dei norvegesi e gli accenti spettrali della ciurma dell’Olandese. Eccellente il coro femminile nella canzone delle filatrici del secondo atto.

Alla fine della serata il pubblico della Festspielhaus ha salutato con entusiasmo i protagonisti con grandi ovazioni, riservando particolare calore alle due primedonne della serata Asmik Grigorian e Oksana Lyniv.

https://www.bayreuther-festspiele.de/programm/auffuehrungen/der-fliegende-hollaender/

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