Gli eventi dal 6 al 14 aprile a Roma
Augias/Canonici, Igor Levit
in recital, Harding dirige Schumann: questi gli appuntamenti della ricca settimana dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.
Arriva domenica 6 aprile il nuovo appuntamento di Musica e Guerra, un ciclo di tre incontri in cui Corrado Augias e Aurelio Canonici affrontano il tema della guerra in relazione alla musica, raccontando insieme al pubblico il modo in cui alcuni grandi compositori hanno interpretato diversi aspetti bellici all’interno delle loro opere. Il primo appuntamento, fissato alle ore 11 in Sala Sinopoli (Auditorium Parco della Musica) è intitolato ‘Conflitto’: i due relatori su opere di Beethoven, Čajkovskij e Šostakóvič che descrivono la violenza e il caos della battaglia, riproducendo attraverso l’intensità e il dramma dello scontro armato.Biglietti
intero: 12 euro – abbonati e under 35: 10 Euro
«C’è questo atteggiamento secondo cui dovresti aspettare di avere 65 anni e aver visto la vita, il mondo e la sofferenza prima di poterti accostare al tardo Beethoven. Beh, io conosco ragazzi di 13 anni che hanno visto livelli di sofferenza di cui tutti questi ultrasessantenni eleganti e presuntuosi non hanno veramente idea. Lasciatemi stare!». Con queste parole il pianista Igor Levit, ospite della Sala Sinopoli (Auditorium Parco della Musica) lunedì 7 aprile alle ore 20.30, si difendeva in una celebre intervista con Alex Ross di fronte a quanti consideravano un gesto arrogante aver inciso nel suo primo album (2012) le ultime cinque sonate di Beethoven.
Trascorsi diversi anni dal suo album, Beethoven continua a essere una costante nella carriera di Igor Levit, a oggi tra i più richiesti e apprezzati pianisti delle scene internazionali. Anche nel programma previsto per il pubblico ceciliano Levit ha, infatti, deciso di concludere con un brano di chiaro virtuosismo: la trascrizione pianistica di Liszt della celebre Terza Sinfonia di Beethoven, sulle cui note culmina un concerto che include anche musiche di Bach e Brahms.
La vivacità racchiusa nella dichiarazione su Beethoven non deve stupire, Levit è infatti un pianista unico nel suo genere: dalla collaborazione con l’artista Marina Abramović al suo attivismo politico e all’amicizia con Frederic Rzewski (che gli ha dedicato il suo secondo libro, ‘Nanosonatas’), il suo ritratto di artista è estremamente sfaccettato. Il pianista è inoltre diventato una star globale del web da quando ha deciso di fare una diretta su Twitter con una performance musicale dal suo appartamento di Berlino, durante il lockdown del 2020. Ne ha fatte 52 prima di smettere. Il New York Times lo ha descritto come uno degli artisti più importanti della sua generazione, nel 2020 è stato nominato “Artist of the Year” ai Gramophone Classical Music Awards e “Recording Artist of the Year” ai Music America’s e nel 2018 “Gilmore Artist Award”.
Dopo il suo debutto con l’Orchestra di Santa Cecilia diretta da Kirill Petrenko nel 2020 e una tournée con l’Orchestra ceciliana e Antonio Pappano, Igor Levit, originario di Nizhni Novorod ma trasferitosi giovanissimo in Germania, torna ospite nella stagione da camera di Santa Cecilia per un appuntamento imperdibile.
Folgorato dalla lettura della seconda parte del Faust di Goethe, nella quale avviene la trasfigurazione dell’anima del protagonista, Robert Schumann crea la più profonda e intensa lettura in musica della più celebre opera dello scrittore tedesco: l’oratorio profano Scene dal Faust di Goethe, che si impone come un capolavoro del compositore e di tutta la musica romantica. Il Direttore Musicale Daniel Harding guiderà il Coro, le Voci Bianche e l’Orchestra di Santa Cecilia a partire da venerdì 11 aprile alle ore 20.30 (repliche sabato 12 ore 18, lunedì 14 ore 19.30), assieme ad un cast vocale che vede il barotono Christian Gerhaher accanto al soprano Christiane Karg, il basso Falk Struckmann e il soprano Johanna Wallroth nei ruoli principali.
Il programma prevede l’esecuzione di una delle più corpose e impegnate partiture di Schumann, il cui titolo – Scene dal Faust di Goethe – sembra sottolineare l’importanza dell’elemento scenico e drammaturgico: l’intento del compositore era raggiungere la piena unità e corrispondenza non soltanto di parole, fatti e suoni ma anche, in un senso assai più profondo, di pensiero, poesia e creazione musicale.
La stessa genesi della composizione fu lunga e tormentata, ricoprendo un arco di quasi dieci anni, tant’è che così Schumann scriveva a Felix Mendelssohn nel settembre del 1845: “La scena dal Faust riposa ancora nello scrittoio, ho davvero il timore di guardarla di nuovo. Il rapimento della poesia sublime proprio di quel finale mi fece osare il lavoro; non so se lo pubblicherò mai”. La lettera rispecchia, allo stesso tempo, l’impegno di Schumann nel rivestire di musica un testo che lo entusiasmava tanto quanto lo ossessionava, ritagliandone un’interpretazione personale.
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