Dal 3 al 17 aprile a Roma
Dal 3 al 17 aprile sul palco del Teatro Argentina debutta lo struggente e visionario capolavoro di Pedro Lemebel, Ho paura torero, nella versione teatrale diretta da Claudio Longhi, con Lino Guanciale in veste di dramaturg e interprete della struggente Fata dell’angolo, sensibile e passionale travestito, in uno spettacolo in bilico tra sogno e storia, tra eros e politica, per raccontare la parabola ineluttabile del desiderio.
Ho paura torero è un testo dello scrittore cileno Pedro Lemebel, autore coraggioso, strenuo difensore dei diritti di ogni essere umano, scomparso nel 2015 e ricordato per essere uno dei più convinti critici della dittatura di Pinochet. Sullo sfondo di una Santiago schiacciata dai pattugliamenti – anno 1986 – nell’arena tumultuosa di notti marimbe e vagabonde, squarciate dai lampi dei blackout per i cavi elettrici scoperti e cullata dal gracchiare radiofonico di languide canzoni al miele e dulce de leche di “Al ritmo del cuore”, la Fata dell’angolo, lo studente Carlos (militante del Fronte patriottico Manuel Rodríguez), il generale Pinochet e la sua fedelissima Doña Lucía, persi nel coro scomposto della città indolente e febbricitante, danzano, sinuosi o impettiti, il loro fatale e grottesco bolero col destino.
Scivolando tra le pagine chiassose e taciturne, arrabbiate e struggenti, ciniche e innamorate di Ho paura torero (2001), cupo e prezioso smeraldo della letteratura romanzesca ispano-americana, Claudio Longhi e Lino Guanciale compongono un murale rutilante di storie incrociate.
«L’origine della mia fascinazione per Lemebel è domestica e mi riguarda personalmente, perché da diverso tempo ho un amore per gli autori sudamericani contemporanei. Mi sono immediatamente innamorato di Ho paura torero, più ancora che per la grande storia che vi si respira, per lo stile, per la qualità della scrittura di questo piccolo romanzo “fluviale”. Da qui è nata una curiosità che ha portato alla scelta di portarlo in scena – racconta Lino Guanciale – La nostra scelta, logicamente, è stata quella di portare in scena una “edizione teatrale” del romanzo: in questo modo non si rinuncia alla terza persona né alla scrittura originaria, con tutte le sue implicazioni descrittive e di costruzioni di spazi e di volumi. Il lavoro di adattamento è stato complesso, ma il grande lavoro pre-registico effettuato da Claudio Longhi è stato poi la distribuzione delle voci all’interno di questa polifonia virtuale, in un’opera che è un romanzo-Paese, un romanzo-Cile, ma ancora di più un romanzo-città, un romanzo-Santiago – continua Guanciale che, riguardo alle emozioni che lo spettacolo vuole suscitare, afferma – Credo che un materiale drammaturgico come quello offerto da Ho paura torero consenta, a tutt’oggi, nell’assoluto rispetto della scrittura di Lemebel e senza alcuna forzatura o compiacimento, di premere analoghi tasti “emotivi”, riecheggiando quel tipo di rapporto “diretto” tra teatro e città».
«Quando Lino mi ha fatto leggere Ho paura torero, ammetto che è stata una specie di folgorazione. La fascinazione è dovuta sia alla qualità del linguaggio e della costruzione – questo strano barocco che possiede una grazia e una leggerezza incredibili, con un’invenzione linguistica straordinaria –, sia al rapporto insolito con la macchina narrativa e con la trama – commenta Claudio Longhi, per il quale l’opera di Lemebel offre spunti importanti sul presente – Credo sia importante l’invito costante a fare i conti con la storia e con ciò che è stato. Un’esortazione che sento necessaria in un presente che tende a soffrire di amnesia e rischia di essere un po’ esangue, perché non nutrito da alcuno spessore e privo di sedimentazione». La complessità del romanzo si presta a una messa in scena che esplora la contemporaneità, come riflette Longhi: «C’è anche la fascinazione per la “forma romanzo” per come la immagina Michail Bachtin, ovvero un coro polifonico, un caos multiforme che dentro la pagina romanzesca vive ed è antitetico, rispetto all’essenzialità della forma teatrale, ma che trovo sempre estremamente affascinante quando si deve raccontare la contemporaneità, di per sé multiforme – così continua Longhi, che riguardo all’impatto emotivo dello spettacolo, conclude – Sentiamo costantemente il bisogno di frapporre dei filtri tra noi e il sentimento; all’opposto, Ho paura torero contiene uno slancio, un tuffo nell’emotività».
Ho paura Torero è anche un omaggio alla penna ironica e appassionata, graffiante e visionaria, scandalosa e sovversiva di Pedro Lemebel (1952-2015), icona della letteratura queer e pop camp del Sud del mondo.
FONDAZIONE TEATRO DI ROMA
TEATRO ARGENTINA_ Largo di Torre Argentina, 52 – 00186 Roma _ www.teatrodiroma.net
Biglietteria Teatro di Roma: tel. 06.684.000.311 _ email biglietteria@teatrodiroma.net
Biglietti: da € 40 a € 25 | con TdR Card € 132: 6 ingressi al Teatro Argentina o 12 ingressi al Teatro India e Torlonia
Orari spettacoli: prima, martedì, venerdì e giovedì 17 aprile ore 20.00 I mercoledì, sabato ore 19.00 I giovedì e domenica ore 17.00_ Durata spettacolo: 3 ore con un intervallo