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“Nati in casa”

Redazione
Ultima modifica: 18 Luglio 2011 12:45
Redazione
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Terzo appuntamento martedì 19 luglio alle ore 21.30 con il teatro contemporaneo nella stagione di Amo la Mole 2011.

In scena Giuliana Musso – nomination Premio UBU 2002 e Premio della Critica 2005 (Associazione Nazionale Critici di Teatro) – con “Nati in Casa”, per la regia di Massimo Somaglino.

Si nasceva in casa, una volta. Nei paesi c’era una donna che faceva partorire le donne.

La “comare”, la chiamavano, era la levatrice, l’ostetrica insomma.

Nati in casa racconta la storia di una donna che fu levatrice in un paese di provincia di un nord-est italiano ancora rurale.

Storia tutta al femminile, dunque, storia di una dedizione costante e quasi sommessa al destino di una gente, che dura una vita e che non si risolve mai in un unico eroico gesto ma che rivoluziona il mondo dal di dentro, piano piano. Infatti questa vicenda  non si trova nei libri di storia ma nel ricordo delle persone. La protagonista l’ha raccolta attraverso tante interviste e disegnata tracciando linee semplici tra un aneddoto e l’altro, memorie di fatti eccezionali solo per chi li vive. Come quando di notte suonava il campanello ed era sempre una corsa, a piedi, col calesse, in bicicletta e persino a dorso d’asino e accompagnata da almeno due persone perché anche la levatrice era una donna e di notte da sola con un uomo “foresto” non si poteva andare; o quando un giorno benedetto ebbe da assistere ben cinque partorienti e in quel piccolo paese nacquero cinque bambini sani in un sol giorno; quando in quella casa fece nascere il decimo bambino, dopo nove femmine, ed era un maschio, che lo alzò al cielo come un piccolo Mosè. Eventi straordinari di vita quotidiana. O eventi quotidiani di una vita straordinaria. Come nascere. Prima la testa, poi le spalle…e sei nato. E attraverso la memoria, una analisi della maternità di oggigiorno : modi, tempi, luoghi, figure professionali e protagonisti reali.

Si nasce negli ospedali, oggi, assistiti da diverse figure professionali secondo precisi protocolli medici che mentre ci assicurano di poter far fronte ad ogni possibile complicanza, ci fanno scordare che la nascita non è una malattia ma una spontanea e straordinaria funzione del nostro corpo.

Questo racconto è stato scritto da Massimo Somaglino, che ne ha curato anche la regia, e da Giuliana Musso, nell’ormai lontano 2001; in questi cinque anni ha totalizzato circa 200 repliche nei teatri di tutta Italia, è stato trasmesso in versione ridotta dalla trasmissione Report su Rai Tre ed infine, nella scorsa primavera, è uscito in dvd, in tutte le edicole, allegato al quotidiano L’Unità. E’ stato organizzato all’interno di svariati convegni sul parto, negli ospedali, dai collegi delle ostetriche, dalle associazioni per il parto attivo, è stato persino rappresentato come “lectio magistralis” alla scuola di ostetricia di Milano.

Il testo di “Nati in casa” è stato commissionato dalla pro-loco di S. Leonardo Valcellina, un piccolo paese del pordenonese, intenzionata a celebrare la figura di Maria, che fu ostetrica nel loro paese e che fece nascere in casa tante generazioni di bambini.

“Nati in casa” però non ha voluto solo mitizzare i “bei tempi andati” per dire che “si stava meglio quando si stava peggio” (ed evitare così di declinare l’argomento al presente), non ha potuto fermarsi laggiù dove le ostetriche pedalavano nella notte e le famiglie erano piene di bambini: ha incontrato anche le ostetriche di oggi, quelle che fanno i turni negli ospedali, che hanno sul collo il fiato di medici e primari, che accolgono puerpere sempre più terrorizzate dal parto e toccano con

mano i paradossi di una assistenza che, per non rischiare di essere accusata di negligenza, diviene sempre più intrusiva. Noi, che viviamo in un paese con un tasso di medicalizzazione del parto tra i più spaventosi del mondo, non potevamo raccontare di quando si nasceva in casa senza raccontare di come si nasce oggi. Del cesareo, per esempio: ci avviciniamo ad una media nazionale del 40% mentre l’Organizzazione mondiale per la Sanità ci dice che è necessario solo nel 15% dei casi. Significa che una donna su quattro in Italia ha sostenuto un cesareo quantomeno discutibile se non probabilmente inutile.

E al danno si aggiunge la beffa: il cesareo viene considerato il modo più sicuro di partorire, tendenzialmente le donne ringraziano. Nessuno dice loro come stanno le cose: le evidenze scientifiche hanno dimostrato che il parto cesareo aumenta di quattro volte il rischio di morte materna, di 10-15 volte la morbosità puerperale, rende più difficoltosa la ripresa materna post partum. Recenti lavori stanno valutando come la fertilità dopo il cesareo sia ridotta e nei parti successivi aumenti la probabilità di insorgenza di patologie ostetriche quali gravidanze extrauterine, placenta previa, distacco di placenta. E l’abuso dei tagli cesarei è solo la punta di un iceberg. Sotto lo specchio rassicurante della nascita ospedalizzata si nascondono dati inquietanti sull’uso a tappeto di procedure mediche e modalità di assistenza che non trovano alcuna giustificazione in ambito scientifico e medico ma piuttosto in quello economico, organizzativo, o peggio, culturale.

Ecco perché “Nati in casa”, nel suo piccolo, è diventato una specie di manifesto, di bandiera, per tutti quelli che in Italia lavorano e si battono quotidianamente per migliorare le condizioni della nascita nel nostro paese.

Gli spettacoli si svolgono al Teatro Studio all’interno della Mole Vanvitelliana e avranno inizio alle ore 21.30. Costo del biglietto 5,00 €.

È possibile acquistare i biglietti a partire dalle ore 20 presso il teatro.

 

Per informazioni:

Compagnia Vicolo Corto

cell.    328.7908884

www.vicolocorto.it

compagnia@vicolocorto.it

 

Ufficio stampa:

Chiara Trasatti

349 67 64 233

chiara.trasatti@tele2.it

   

 

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