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48 ore Andata e Ritorno

Bianca Maria Campagnolo
Ultima modifica: 25 Marzo 2015 17:22
Bianca Maria Campagnolo
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fotoLiberamente tratto dal racconto “Lumie di Sicilia” di Luigi Pirandello

Adattamento teatrale e regia di Vincenzo Paladino

Con Caterina Campo, Riccardo Italiano, Fabrizio Kofler, Luisella Pescatori

Scenografia Caterina Campo

Produzione STN-Studionovecento

———-

Lo spettacolo è in scena al Teatro Oscar di Milano per la Prima Rassegna Italiana del Jeune Theatre Europeen, un movimento culturale nato in Francia nel quale i giovani artisti si esprimono attraverso il teatro.

Si coglie subito una nota di freschezza e di innovazione nella messa in scena, che pervade l’intero spettacolo rendendolo sempre frizzante e senza momenti di stallo, rendendolo un’esperienza piacevole anche agli spettatori meno avvezzi al linguaggio teatrale.

Consiglio infatti questo spettacolo a tutti, sia a chi voglia avvicinarsi al teatro per le prime volte e sia a chi invece è già un esperto in materia.

La storia è liberamente tratta da “Lumie di Sicilia” di Luigi Pirandello: come spesso capita con i grandi autori, nonostante la vicenda sia ambientata nei primi del ‘900 risulta ancora attuale.

Lo spettacolo è un’ indagine sui viaggi e in particolare su un viaggio d’amore: Micuccio compie fisicamente un tragitto in treno che durerà quarantotto ore per raggiungere la sua amata Teresina, ma questo sarà per lui soprattutto un iter di cambiamento spirituale.

Micuccio non sa, o ancora non se ne rende conto, che il suo amore per Teresina subirà un brusco deragliamento: Teresina non c’è più, non ha più i suoi occhi e la sua innocenza, ora è diventata Sina, ballerina di successo con la minigonna di paillettes e i tacchi dodici.

Per il ragazzo questo è un trauma, che nella sua placida vita da abitante di un paesino non si poteva aspettare e reagisce con furia, con disprezzo, se ne va.

Il viaggio del suo amore finisce in quel preciso momento in cui la rivede.

Per la ragazza il viaggio è finito prima, ma in maniera più dolce: lei ha potuto accorgersi giorno dopo giorno che Milano era una realtà diversa, che la vita era completamente cambiata e che ora Micuccio non poteva più farne parte.

L’entusiasmo di un tempo è finito, ha fatto strada la rassegnazione e una tiepida malinconia per i giorni passati: come avrebbero potuto sapere che i loro sogni si sarebbero avverati, ma sconvolgendo le loro esistenze tanto da allontanarli per sempre?

La zia Marta rappresenta con il suo personaggio la nostalgia per il paese ormai perduto:

lei si adatta alla nuova vita, ma è insofferente. Si vergogna per come si deve imbellettare, le mancano i vecchi pettegolezzi, vorrebbe dei nipotini, le sembra uno spreco guadagnare tutto quello che si ottiene per una vita sfarzosa.

Lei è il tramite che cerca di spiegare a Micuccio la nuova situazione, cercandogli di fargli capire che lui non è più adatto alla nuova vita di Sina, ma sarà proprio in questo intento che crollerà nel pianto: il viaggio nei ricordi di zia Marta è finito, lei ritorna bruscamente alla realtà.

Il viaggio, da sempre visto come metafora della vita, del cambiamento (basti pensare a Dante), era un tema molto caro anche a Pirandello (come nel viaggio per ritrovare se stessi di Mattia Pascal) è affrontato in questo spettacolo in maniera molto originale, su più piani sui quali lo spettatore può fermarsi a riflettere.

Non c’è solo il viaggio della trama, ma anche il viaggio di Sina per diventare donna, il viaggio delle arance che portano nella città in movimento il profumo del sud ma che Micuccio si vergogna di mangiare in pubblico perché risultano un cibo troppo umile, il viaggio della cameriera per cercare una nuova vita…lo spettatore si diletterà a trovare nuovi significati e piani di lettura.

Gli attori sono molto validi e riescono ad appassionare lo spettatore alla vicenda, a partire dal narratore-maggiordomo Fabrizio Kofler che riesce a emozionare sul finale e a darci delle immagini vive nella mente, alla bravissima Caterina Campo che recita con naturalezza nei panni di due personaggi, e alle ottime interpretazioni di Riccardo Italiano e Luisella Pescatori molto emozionanti nei momenti drammatici.

Sono presenti anche delle parti danzate molto interessanti, che stupiranno e diletteranno lo spettatore .

Gli abiti retrò stile anni venti sono molto accattivanti e lo spettatore dall’occhio più acuto noterà i mobili Ikea che danno un tocco di ironia e modernità alla scena.

La regia di Vincenzo Paladino è molto convincente e ha delle soluzioni interessanti che lo spettatore apprezzerà sicuramente.

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