Ultimo intenso appuntamento del trittico ricomposto. Recite fino al 2 maggio a Roma
Un minuto di silenzio in omaggio a Papa Francesco precede l’inizio dell’inedito dittico Suor Angelica di Giacomo Puccini e Il Prigioniero di Luigi Dallapiccola in scena al Teatro dell’Opera di Roma fino al 2 maggio.

L’ultimo capitolo del Trittico ricomposto, progetto ideato da Michele Mariotti in collaborazione con il Festival Puccini di Torre del Lago in occasione del centenario della morte di Puccini che accosta a ogni opera del Trittico un’opera contemporanea per affinità tematica, è il più difficile forse, il più straziante: qui i due capolavori sono accostanti per la condizione di claustrofobica prigionia, mentale e fisica che annienta i protagonisti.
Un racconto musicale affidato alla sensibilità della direzione musicale di Mariotti e alla regia del provocatorio Calixto Bieito, al debutto nel teatro capitolino.

Sul podio della sua Orchestra capitolina, Mariotti guida con autorevolezza le voci in scena e alterna con sicurezza la musicalità di Puccini e la partitura stridente e ostile di Dallapiccola, che pur gridando violentemente al dolore rivela momenti di puro lirismo.
Mariotti tratteggia i toni della sublime bellezza della musica di Puccini, passando dalla leggerezza e la delicatezza di un variegato universo femminile al dramma di Suor Angelica, l’intensa Yolanda Auyanet, soprano spagnolo al debutto al Costanzi, con l’ingresso della terribile Zia Principessa, la durissima Marie-Nicole Lemieux.

Ne Il Prigioniero, omaggio a Dallapiccola in occasione dei 50 anni della scomparsa del compositore, i toni sono immediatamente stridenti e terribili con il lamento della Madre (Ángeles Blancas di bianco vestita) e l’orrore cui è condannato il Prigioniero, un efficace Mattia Olivieri, in duetti caratterizzati da picchi sonori per la Madre e toni bassi e doloranti con note cupe per il figlio, doppiamente ingannato da John Daszak nel duplice ruolo del Carceriere e del Grande Inquisitore in una soluzione fortemente simbolica dove la speranza si trasforma nel tradimento.

Per Calixto Bieito, noto per le provocatorie rivisitazioni di classici, il dittico rappresenta “l’idea di annientamento delle persone da parte dei regimi autocratici, un paesaggio che attraversa tutto io Ventesimo secolo, il trauma della Prima Guerra Mondiale, e l’apocalisse della Seconda e può certamente avvicinarsi alla nuova era digitale”.
È in auest’ottica di continuità, che l’allestimento con le scene di Anna Kirsch mantiene un taglio contemporaneo offrendo allo sguardo della platea il rigoglioso giardino con le erbe aromatiche care a Suor Angelica che si eleva per lasciare poi spazio alla cella del Prigioniero e si trasforma in un luogo nero, tetro che richiama la Spagna dell’Inquisizione. In Suor Angelica i costumi di Ingo Krügler richiamano un’atmosfera medievale con tocchi moderni anni ’40, di taglio attuale i costumi del Prigioniero. Il regista si riserva qualche invenzione interpretativa (il giardino delle suore che torna in scena e schiaccia il prigioniero sostituendosi al rogo), non scandalosa, seppure a tratti non chiarissima (la liberazione di Suor Angelica che arriva con la morte anche se non è molto evidente la grazia della Madonna), ma il risultato finale viene apprezzato dal pubblico in sala. Ultimo appuntamento del Trittico da non perdere per scoprire l’affinità tematica fra due diversi capolavori del Novecento dalle antitetiche idee musicali.

Il dittico torna in scena domenica 27 (ore 16.30), martedì 29 aprile (ore 20), mercoledì 30 aprile alle ore 19 (la recita che sostituisce la replica del 26 aprile annullata in segno di lutto nel giorno dei funerali di Papa Francesco), venerdì 2 maggio (ore 20). Info e biglietti su operaroma.it.
Fabiana Raponi