Stagione 2024-2025
Teatro del Segno
Teatro Senza Quartiere
PER UN QUARTIERE SENZA TEATRO
(2017 – 2026)
Teatro Senza Quartiere – Stagione 2024-2025
Teatro d’Inverno
Rosencrantz e Guildenstern sono morti
liberamente ispirato all’omonimo testo di Tom Stoppard
con Gianfranco Corona – Antonello Foddis – Giuseppe Ligios
costumi Giovanni Trudu | scene Michele Grandi | disegno luci Aaron Gonzalez
adattamento e regia Giuseppe Ligios
Teatro TsE – Is Mirrionis – via Quintino Sella snc – CAGLIARI
sabato 7 dicembre – ore 20.30
Un raffinato divertissement metateatrale con “Rosencrantz e Guildenstern sono morti” del Teatro d’Inverno, dalla fortunata commedia di Tom Stoppard (da cui è stato tratto l’omonimo film, Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia) con adattamento e regia di Giuseppe Ligios, anche protagonista sulla scena insieme con Gianfranco Corona e Antonello Foddis in cartellone sabato 7 dicembre alle 20.30 al TsE in via Quintino Sella a Cagliari per un nuovo appuntamento con la Stagione 2024-2025 di “Teatro Senza Quartiere” organizzata dal Teatro del Segno.
La pièce racconta le vicende di due giovani (presunti) amici del Principe di Danimarca, che nell’“Amleto” shakespeariano vengono invitati a corte per indagare sulla sua apparente follia e coinvolti in un intrigo ordito dal re Claudio, suo zio, salito al trono dopo la morte del fratello, di cui ha sposato la vedova e ora trama per l’eliminazione del nipote.
“Rosencrantz e Guildenstern sono morti” – con un titolo che rimanda alla battuta “definitiva” sul destino dei due personaggi nella tragedia elisabettiana – rappresenta «un viaggio attraverso l’esistenza umana che i due protagonisti si trovano a compiere loro malgrado», come sottolinea il regista Giuseppe Ligios: «pochi i punti fermi in loro possesso, alquanto confusi se non assenti i ricordi sul passato recente, che riaffiorano con difficoltà, a partire dai loro stessi nomi… Proiettati in un mondo a loro estraneo e al quale non riescono a dare un senso, i due personaggi, amici (così gli viene detto) del giovane principe danese… si imbattono in un attore girovago, anch’egli diretto a corte per rappresentare “L’Assassinio di Gonzago”».
Nella tragicommedia, due personaggi del dramma incontrano un artista, simbolo del teatro, il luogo della finzione, dove viene recitata anche la loro (breve) storia nonché strumento scelto da Amleto per mettere Claudio di fronte alle proprie colpe e rivelare la verità: un gioco di specchi tra vita e arte, che riflette la condizione dei due giovani, burattini nelle mani del re e destinati a trasformarsi da inconsapevoli sicari a vittime del potere…
La Stagione 2024-2025 di “Teatro Senza Quartiere” al TsE di Is Mirrionis a Cagliari prosegue fino al 18 maggio con un ricco programma incentrato sulla drammaturgia contemporanea e sulla riscoperta di opere significative del teatro del Novecento: dopo le feste natalizie la Stagione riparte in primavera con il concerto-spettacolo “Io & Amy” con MaNuL & Soul (15-16 marzo), “Mammasantissima” del Teatro Impossibile (29 marzo), “Io non lo so cosa sia giusto” del Teatro del Segno (12 aprile) per un omaggio a Sergio Atzeni, “Piccoli equivoci senza importanza” di Akròama (26 aprile) dai racconti di Antonio Tabucchi, “Wet Floor” di Fabio Pisano (3 maggio) nella versione de L’Effimero Meraviglioso e per chiudere il bellezza “L’Onorevole, il Poeta e la Signora” di Aldo De Benedetti (17-18 maggio) con Lorenzo Flaherty, Francesco Branchetti e Isabella Giannone.
Info e prenotazioni: biglietteria.teatrotse@gmail.
Un intrigante gioco di specchi tra vita e arte con “Rosencrantz e Guildenstern sono morti”, la pièce liberamente ispirata all’omonima tragicommedia di Tom Stoppard, con adattamento e regia di Giuseppe Ligios, anche protagonista sulla scena insieme con Gianfranco Corona e Antonello Foddis, con i costumi di Giovanni Trudu, le scenografie di Michele Grandi, il disegno luci di Aaron Gonzalez (produzione Teatro d’Inverno) in cartellone sabato 7 dicembre alle 20.30 al TsE di Is Mirrionis in via Quintino Sella a Cagliari per il sesto appuntamento della Stagione 2024-2025 di “Teatro Senza Quartiere” organizzata dal Teatro del Segno con la direzione artistica di Stefano Ledda – nell’ambito del progetto pluriennale “Teatro Senza Quartiere / per un quartiere senza teatro” 2017-2026 – con il patrocinio e il sostegno della Regione Autonoma della Sardegna e del Comune di Cagliari e con il contributo della Fondazione di Sardegna.
Un raffinato divertissement metateatrale sulle (dis)vventure dei due giovani (presunti) amici del Principe di Danimarca che appaiono nell’“Amleto” di William Shakespeare, convocati a corte per indagare sulla “follia” dell’erede al trono e trasformati in complici involontari e inconsapevoli di un piano efferato, di cui diventano essi stessi vittime: il titolo “Rosencrantz e Guildenstern sono morti” è la citazione di un verso della tragedia elisabettiana che segna definitivamente il destino dei due personaggi, travolti dagli eventi, tanto da scontare la loro ingenuità a prezzo della vita.
Rosencrantz e Guildenstern – chiamati al Castello di Elsinore per scoprire le ragioni della malinconia del Principe, grazie alla loro antica familiarità e alla confidenza tra coetanei – si ritrovano impigliati nel meccanismo perverso di un colpo di stato: sul re Claudio, fratello del defunto sovrano, salito al trono dopo la di lui morte, sposandone la vedova, Gertrude, madre di Amleto, cade la cupa ombra del sospetto. Nelle sue apparizioni notturne, lo spettro del defunto accusa il nuovo sovrano del proprio assassinio, svelando al figlio Amleto (che porta il suo stesso nome) le insidiose modalità di un delitto compiuto con il veleno e lo stratagemma messo in atto dal principe per smascherare l’usurpatore e fratricida si avvale della potenza espressiva del teatro, con la rappresentazione di un dramma “a tema” in cui Claudio si confronti con la sua stessa colpa (e il suo turbamento costituisca così una sorta di “confessione”).
Nell’“Amleto”, con la loro aria scanzonata e il tono scherzoso, oltre alla loro incapacità di mentire, Rosencrantz e Guildenstern sono personaggi secondari, ma preziosi nel fornire spunti per le riflessioni del Principe, per i tentativi di scoprire le origini degli stravaganti comportamenti e delle sue dichiarazioni “insensate” e ambigue, nel duello sottile tra le menti del re e dell’erede al trono, di cui gli altri appaiono ignari: la regina, in bilico tra la passione e la fedeltà al nuovo marito e l’amore per il figlio e Polonio, sempre affaccendato nel tessere trame e agire con diplomazia, così come la stessa Ofelia, fanciulla innocente e innamorata, sacrificata alla ragion di stato e alla vendetta, ingannata e tradita fino a indurla alla pazzia.
“Rosencrantz e Guildenstern sono morti” rovescia la prospettiva della tragedia per raccontarla dal punto di vista dei due giovani, coinvolti in una vicenda complicata e efferata di cui non colgono il significato né le pericolose implicazioni, tanto da diventare essi stessi strumenti del male e inconsapevoli messaggeri di morte: è «un viaggio attraverso l’esistenza umana quello che i due protagonisti si trovano a compiere loro malgrado» – sottolinea il regista Giuseppe Ligios –. «Pochi i punti fermi in loro possesso, alquanto confusi se non assenti i ricordi sul passato recente, che riaffiorano con difficoltà, a partire dai loro stessi nomi: unica certezza, e al contempo unica ragione di vita, sembra risiedere nel motivo del loro viaggio, la convocazione a Corte per “spigolare” sulle cause che hanno mutato drasticamente l’animo di Amleto, tanto da farlo sembrare pazzo». Nel loro smarrimento, Rosencrantz e Guildenstern si lasciano trasportare dagli eventi, il loro itinerario verso il castello e la loro “missione” di “spie” è punteggiato d’incontri, in cui apprendono le novità della corte ma si imbattono anche in un attore girovago, simbolo in qualche modo di quel teatro, tanto apprezzato da Amleto nei tempi più spensierati della sua giovinezza e con il quale il Principe si appresta a far giustizia contro l’usurpatore, mettendo a nudo la verità.
La mise en scène di “Rosencrantz e Guildenstern sono morti” di Tom Stoppard (da cui è stato tratto anche l’omonimo film con Gary Oldman e Tim Roth, accanto a Richard Dreyfuss (capocomico), Iain Glen (Amleto), Donald Sumpter (Claudio), Joanna Miles (Gertrude) e Ian Richardson (Polonio), diretto dallo stesso Stoppard, al suo esordio dietro la macchina da presa, Leone d’Oro alla 47/a Mostra del Cinema di Venezia) si inserisce in un percorso creativo del Teatro d’Inverno dedicato agli intrecci e alle corrispondenze tra la magia del palcoscenico e il fascino della decima musa, che spazia da “Una Giornata Particolare” a “Venere in Pelliccia”. Nella tragicommedia del drammaturgo e regista britannico, densa di echi shakespeariani, emerge anche il gusto metateatrale, presente nei drammi elisabettiani, insieme all’alternarsi sapiente di differenti registri, tra momenti drammatici e situazioni comiche e grottesche, dilemmi esistenziali, come nel celebre monologo di Amleto e divagazioni filosofiche.
Nella sua versione, Giuseppe Ligios mette l’accento sulla confusione dei due personaggi che, «proiettati in un mondo a loro estraneo e al quale non riescono a dare un senso, non sanno precisamente cosa fare»: testimoni di una tragedia «i due amici (così gli viene detto) del giovane principe danese» cercano invano di raccapezzarsi «nella pochezza e frammentarietà degli indizi in loro possesso, forniti dalle criptiche rivelazioni di fugaci apparizioni di alcuni personaggi di corte». “Rosencrantz e Guildenstern sono morti” diventa così la cronaca di un percorso di formazione, un rito di passaggio in cui i due (anti)eroi si immergono tra le suggestioni del capolavoro shakespeariano, con riflessioni sul significato della vita e sul fato, fino a ritrovare (o forse) perdere se stessi nei complicati intrighi e nelle lotte per il potere che porteranno alla fine del Regno di Danimarca. Nella loro giovanile irruenza e irrequietezza, con il loro spirito goliardico, Rosencrantz e Guildenstern portano una ventata di leggerezza nella tragedia, ma la loro buona fede e la beata incoscienza stridono con il dramma, diventano allegoria di chi preferisce non vedere o non è capace di cogliere i segnali e affrontare la realtà e in una sorta di acquiescenza da agnello sacrificale, con la propria volontaria cecità precipita verso la catastrofe. Nei toni brillanti e ironici della commedia, “Rosencrantz e Guildenstern sono morti” ripropone la vicenda di Amleto da un punto di vista differente, attraverso lo sguardo di chi, estraneo alla vicenda, cerca invano di orientarsi e comprendere, finché quasi inevitabilmente viene travolto dall’onda nera di odio e vendetta, come può capitare in un’epoca strana, quando “il tempo è uscito dai cardini”… e regna il caos.
I PROSSIMI APPUNTAMENTI
La Stagione 2024-2025 di “Teatro Senza Quartiere” organizzata dal Teatro del Segno dopo le festivit natalizie, prosegue in primavera da marzo a maggio, con altri sei appuntamento fra prosa e musica, testi contemporanei e riletture di classici, con una particolare a temi sociali e di scottante attualità, fra ironia e dramma, realismo e poesia.
Un tributo alla regina del Soul Bianco – sabato 15 e domenica 16 marzo alle 20.30 – con “Io & Amy / Quello che avrei voluto dire a Amy Winehouse”, da un idea di Paolo Putzu, che firma il testo originale, adattato, diretto e interpretato da Stefano Ledda, in scena con la cantante Manuela Loi, in arte MaNuL, con Virgilio Atzori al basso, e Pierpaolo Cardia al pianoforte, le vocalists Melania Lai e Chiara Faedda (cori) e (Special Guest) Ernesto Lopez Maturell alle percussioni, fonico Corrado Garau, produzione Teatro del Segno e MaNuL & Soul Band. Uno spettacolo-concerto incentrato sulle canzoni di Amy Winehouse, artista dallo straordinario talento, apparsa come una meteora luminosa nel panorama musicale internazionale ma scomparsa troppo presto, divorata dai suoi demoni e tradita da chi avrebbe dovuto proteggerla: “Io & Amy” ripercorre, attraverso la testimonianza di un “turnista” che ha avuto il privilegio di suonare con lei, la folgorante carriera della cantautrice britannica, ragazza ribelle e anticonformista, nata e cresciuta nei sobborghi di Londra, dove a dieci anni fonda il suo primo gruppo rap, Sweet ‘n’ Sour, e ascolta vari generi musicali, dalle Salt-n-Pepa a Sarah Vaughan, dall’esordio con “Frank” al successo planetario di “Back to Black”. Una stella di prima grandezza, un’artista indimenticabile che ancora riesce a ammaliare e emozionare con le sue melodie struggenti e la sua inconfondibile voce.
Una storia fantascientifica (e onirica) per una riflessione sulla maternità – sabato 29 marzo alle 20.30 – con “Mammasantissima”, una commedia scritta e interpretata da Emanuela Lai e Elio Turno Arthemalle, che firma anche la regia insieme con Felice Colucci, produzione del Teatro Impossibile: una donna in coma, cui viene offerta la possibilità di continuare a vivere, trasferendosi in un altro corpo e quattro ironici ritratti al femminile, che rappresentano altrettante opzioni per non finire nell’aldilà. Una vicenda strana e paradossale in un cui un misterioso Deus ex Machina interviene per salvare una paziente, e quale che sia la sua natura, diabolica o divina, diventa arbitro del suo destino, ma generosamente offre alla protagonista la possibilità di incarnarsi o meglio “abitare” per pochi minuti dentro le sue potenziali ospiti e condividere la loro quotidianità, scoprirne il carattere e e verificare eventuali affinità. “Mammasantissima” si sofferma sull’idea di maternità, e pone quesiti come «Quanto può essere snervante avere a che fare con un bambino? Quanto si sacrifica della propria personalità per mettere al mondo un figlio e quanto può essere semplice invece rimanere fedeli a se stesse anche se si è diventate madri?», ma anche sui pregiudizi e i luoghi comuni che influenzano e condizionano le donne, anche alle soglie del terzo millennio.
Omaggio a Sergio Atzeni – sabato 12 aprile alle 20.30 – con “Io non lo so cosa sia giusto”, uno spettacolo ideato, diretto e interpretato da Stefano Ledda, sulle note del sax di Juri Deidda e del contrabbasso di Tancredi Ermanno Emmi, liberamente ispirato alle opere dell’autore de “Il figlio di Bakunìn” e “L’apologo del giudice bandito”, “Passavamo sulla terra leggeri” e “Il quinto passo è l’addio”, produzione del Teatro del Segno. Un’antologia preziosa per raccontare l’Isola attraverso le parole dello scrittore e poeta che ha saputo descrivere i molteplici volti di Cagliari, la “città bianca” e reinventare una memoria mitica, affidata ai custodi del tempo, accanto all’epopea mineraria e a un’invasione delle locuste al tempo dell’Inquisizione. La scrittura evocativa e lirica, ma anche ironica e crudele di uno dei più interessanti autori del Novecento, per un affresco “corale” della terra al centro del Mediterraneo, in un ideale viaggio alla scoperta delle origini e dell’identità: i discendenti degli antichi costruttori di torri, definiti poco cortesemente “pocos locos y mal unidos” dai conquistatori spagnoli, nei secoli hanno visto succedersi invasioni e dominazioni straniere. Nei romanzi e nei racconti di Sergio Atzeni, accanto alla Storia affiorano le vicende individuali, l’autore disegna nitidamente i caratteri dei personaggi, narra ingiustizie e soprusi e tentativi di riscatto, spaziando tra cronaca e noir, tra note autobiografiche e scomode verità.
Affascinanti intrecci fra letteratura e teatro – sabato 26 aprile alle 20.30 – con “Piccoli equivoci senza importanza”, uno spettacolo di e con Simeone Latini dall’omonima raccolta di racconti di Antonio Tabucchi, con allestimento luci e direzione tecnica di Lele Dentoni, produzione Akròama / Teatro Stabile d’Innovazione. Un viaggio simbolico e reale, tra frammenti del passato e vaghe fantasticherie, tra strani incontri e situazioni insolite e paradossali, descritti con una cifra ironica e surreale che talvolta lascia spazio al dramma, in una vertiginosa giostra dei sentimenti. «Nei racconti, che a una prima lettura sembrerebbero avventure esistenziali, ritratti di viaggiatori della vita ironici e disperati, l’apparente s’intona fra il reale e il narrato, o meglio fra l’avventura vissuta e il suo senso, diventa all’improvviso turbamento e sconcerto, come per uno spaesamento epistemologico, una sorta di doppiaggio fuori sincronia, come quando le parole pronunciate non corrispondono ai movimenti delle labbra di chi le pronuncia». Antonio Tabucchi affermava ce «le cose fuori luogo esercitano su di me un’attrazione irresistibile, quasi fosse una vocazione» e Simeone Latini porta in scena un interessante catalogo di «malintesi, incertezze, comprensioni tardive, inutili rimpianti, ricordi forse ingannevoli, errori sciocchi e irrimediabili».
Il fascino ambiguo del mondo dell’informazione – sabato 3 maggio alle 20.30 – con “Wet Floor” di Fabio Pisano, con Daniel Dwerryhouse e Federico Giaime Nonnis, per la regia di Maria Assunta Calvisi, nuova produzione de l’Effimero Meraviglioso: l’incontro tra un giornalista di successo, dotato della necessaria dose di cinismo e spregiudicatezza e un addetto alle pulizie sfocia in un sequestro di persona, in un dramma moderno sul filo della suspense, che mette l’accento sul ruolo della stampa nell’era dei social media. “Wet Floor”– un titolo che allude al classico cartello che segnala un “pavimento bagnato” e interdice il passaggio in attesa che asciughi – attraverso una storia estrema, in qualche modo paradossale, come sottolinea la regista Maria Assunta Calvisi, «pone la questione, quantomai attuale, dell’informazione, della verità delle notizie e non solo del giornalismo, ma dei social che le amplificano senza una verifica seria e puntuale generando, a volte, drammi irreparabili». Nel dialogo tra i due uomini, emergono le intenzioni del “sequestratore”, ce vorrebbe “punire” il giornalista per il suo modo di usare le notizie e diffonderle in maniera approssimativa e scorretta, ma non si tratta (solo) di un’azione simbolica, ma anche di una sorta di vendetta personale da parte di una delle vittime delle fake news… e intanto inevitabilmente l’eco mediatica si diffonde, con esiti imprevedibili e inquietanti.
Un ironico affresco della società – sabato 17 maggio alle 20.30 e domenica 18 maggio alle 19.30 – con “L’Onorevole, il Poeta e la Signora” di Aldo De Benedetti, con Lorenzo Flaherty, Francesco Branchetti e Isabella Giannone, musiche di Pino Cangilosi e regia di Francesco Branchetti, produzione Associazione Culturale Foxtrot Golf tra maliziosi giochi di seduzione e pericolosi giochi di potere. Il fascino di Paola, donna raffinata e elegante oltre che brillante giornalista, non lascia indifferente Leone, un onorevole, il quale l’invita a casa sua, ma le sue avances rimangono senza seguito e l’ospite riesce abilmente a sottrarsi a quelle attenzioni evidentemente poco gradite, mettendolo in imbarazzo. Un testimone della serata malriuscita, Piero, un poeta squattrinato, introdottosi nella dimora dell’uomo politico, si trova così nella posizione di poter intessere una sorta di ricatto o comunque di lasciar supporre che voglia approfittarne a proprio vantaggio. Da questo casuale incrocio di destini scaturiranno «una serie di eventi che cambieranno la vita dei due uomini, in un susseguirsi di qui pro quo, di equivoci esilaranti con scambi di persona che avranno imprevedibili conseguenze, non tutte piacevoli, ma comunque di irresistibile comicità, in un fitta trama di allusioni, riferimenti, scambi di persona» che segna il trionfo dell’intelligenza.
La Stagione di “Teatro Senza Quartiere” 2024-2025 si inserisce nel progetto pluriennale “TEATRO SENZA QUARTIERE/ per un quartiere senza teatro” 2017-2026 a cura del Teatro del Segno con la direzione artistica di Stefano Ledda – in collaborazione con la Parrocchia di Sant’Eusebio di Cagliari e con il patrocinio e il sostegno dell’Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione Autonoma della Sardegna e dell’Assessorato alla Cultura e Spettacolo del Comune di Cagliari, e con il contributo della Fondazione di Sardegna.
INFO & PREZZI
abbonamento x 12 spettacoli
intero: 135 euro – ridotto residenti Is Mirrionis: 110 euro – ridotto studenti: 80 euro
Card 5 spettacoli 2024 | 5 spettacoli 2025
intero 65 euro – ridotto residenti Is Mirrionis: 50 euro
Card 3 spettacoli Stagione 2024-2025
intero 40 euro
biglietti:
intero 15,00 euro – ridotto 13,00
riduzioni per residenti quartiere Is Mirrionis – under 25 /over 65 – soci Teatro del Segno – abbonati CeDAC
Speciale Teatro Senza Quartiere + Teatro e Marmellata
Se due adulti acquistano 2 abbonamenti per la Stagione 2024 – 2025 di Teatro Senza Quartiere, avranno diritto a 1 abbonamento omaggio per la Stagione di Teatro Ragazzi Teatro e Marmellata 2025
INFO e prenotazioni
biglietteria.teatrotse@gmail.
IL PROGETTO
Il TsE – spazio “ritrovato” e palcoscenico aperto alla città – è il fulcro di un progetto pluriennale di “teatro sociale”, nato con l’idea di offrire un’alternativa e un’opportunità agli abitanti del quartiere e in particolare alle giovani generazioni: un riuscito “esperimento” culturale, capace di intercettare e valorizzare risorse e talenti e insieme di rispondere a istanze e problemi, affrontando argomenti delicati e complessi come il gioco d’azzardo patologico e il fenomeno sempre più diffuso delle truffe ai danni degli anziani. L’arte della rappresentazione come sintesi del reale e proiezione dell’immaginario, capace di dar corpo ai sogni (e agli incubi) del mondo contemporaneo, con un palcoscenico “pulsante” di emozioni trasfigurate in parole, suoni e visioni e un luogo d’incontro e confronto parte integrante della vita culturale e sociale della comunità.
Tra le incertezze del presente, ma guardando al futuro: il progetto pluriennale “TEATRO SENZA QUARTIERE/ per un quartiere senza teatro” proseguirà per un altro quinquennio, in virtù della proroga della convenzione che affida lo storico cineteatro parrocchiale di Sant’Eusebio, ora divenuto TsE, al Teatro del Segno fino al 2026. Un teatro “abitato” che pure nei mesi difficili della pandemia, sempre nel rispetto delle regole e delle distanze, con uso di mascherine e sanificazioni, ha ospitato prove e allestimenti, rigorosamente “a porte chiuse”, e la nascita della nuova creazione del Teatro Tages.
La Stagione di “Teatro Senza Quartiere” 2024-2025 si inserisce nel progetto pluriennale “TEATRO SENZA QUARTIERE/ per un quartiere senza teatro” 2017-2026 a cura del Teatro del Segno con la direzione artistica di Stefano Ledda – in collaborazione con la Parrocchia di Sant’Eusebio di Cagliari e con il patrocinio e il sostegno dell’Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione Autonoma della Sardegna e dell’Assessorato alla Cultura e Spettacolo del Comune di Cagliari, e con il contributo della Fondazione di Sardegna.
Il TsE di Is Mirrionis a Cagliari ospita anche corsi e stages, oltre a rassegne e festivals, con spettacoli e concerti, proiezioni cinematografiche, mostre e incontri, e una serie di iniziative culturali rivolte al quartiere e alla città: in programma, oltre agli spettacoli della Stagione di “Teatro Senza Quartiere” 2024-2025, anche il Laboratorio Permanente sulle “Tecniche di Non Recitazione” diretto da Stefano Ledda per attori e allievi attori oltre al progetto “MonologArte” a cura di Stefano Ledda, incentrato sul lavoro sul personaggio in pièces “per voce sola”, con incontri settimanali e esito scenico finale al TsE.
Riparte dal TsE il progetto “Sardegna 2024-2025 – Rovinarsi è un Gioco” a cura del Teatro del Segno, per contrastare la diffusione del gioco d’azzardo patologico attraverso la forza espressiva e comunicativa delle arti della scena, con lo spettacolo “GAP / Gioco d’Azzardo Patologico – rovinarsi è un gioco” di e con Stefano Ledda, sulla storia emblematica di un giocatore di videopoker, con una serie di matinées per le scuole e spettacoli serali e incontri con esperti, psicologi e operatori dei SERD con l’obiettivo di sensibilizzare e informare specialmente le generazioni più giovani sulle insidie celate dietro un “innocuo passatempo” che può indurre, in determinate circostanze, una forma di “dipendenza” come una vera e propria droga.
Nel mese di giugno spazio a una nuova edizione di “Teatro e Marmellata”, la rassegna dedicata a giovanissimi e famiglie organizzata dal Teatro del Segno con la direzione artistica di Stefano Ledda che comprende anche laboratori a misura di bambine e bambini.
E ripartono i progetti L’Ora di Teatro per i più piccoli e Il Teatro parla con la Scuola per ragazzi e adolescenti, con l’intento di far scoprire il meraviglioso gioco del teatro e far avvicinare le nuove generazioni ai linguaggi della scena, affrontando temi vicini alla loro sensibilità e di forte attualità.
Fondamentale l’apporto di partner e sponsor privati, a partire dal main sponsor IMOBILIANDO di Roberto Cabras che sostiene l’intero progetto quinquennale, come dell’azienda Fratelli Argiolas carpenteria metallica, grazie alla quale sono stati realizzati alcuni degli adeguamenti tecnici del palcoscenico e del teatro e il partner tecnico DUBS Organizzazione Tecnica per lo Spettacolo di Bruno Usai.
Il progetto “TEATRO SENZA QUARTIERE/ per un quartiere senza teatro” 2017-2026 vede in prima fila, accanto al Teatro del Segno, il Comitato la Casa del Quartiere – Is Mirrionis, La compagnia Salvatore della Villa, La Parrocchia di Sant’Eusebio, il Teatro Tages, La Cooperativa Passa Parola, Il Teatro Impossibile, La società Cooperativa Tazenda, l’Accademia Internazionale della Luce, il Baracco Teatro dei burattini, l’Associazione Culturale Musicale Orchestra da Camera “Johann Nepomuk Wendt”, la Compagnia dei Ragazzini di Cagliari diretta da Monica Zuncheddu, e il CeDAC (Centro Diffusione Attività Culturali) che organizza il Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna.