Presso il Teatro della Pergola di Firenze
Al Teatro della Pergola di Firenze, si è concluso il primo ciclo di incontri della nuova Scuola Popolare di Scrittura, curato da Stefano Massini; un percorso bellissimo, come ha scritto lo stesso autore sulle sue pagine social, che ha riempito con il tutto esaurito anche le platee del Teatro di Rifredi e del Teatro Era di Pontedera, dove verrà recuperato, domenica 13 Aprile, anche l’appuntamento saltato per l’emergenza alluvioni che ha interessato la Toscana nei giorni scorsi.
Il noto scrittore e drammaturgo fiorentino, vincitore di cinque Tony Award con la sua opera Lehman Trilogy, è l’autore italiano vivente più rappresentato nel mondo e, da Gennaio, è alla guida artistica dei Teatri della Toscana; ha accolto questo mandato quinquennale con la profonda intraprendenza che contraddistingue da sempre il suo impegno nel mondo della cultura, proponendo anzitutto una serie di laboratori gratuiti e degli spettacoli che entreranno nel carcere di Sollicciano e negli ospedali di Careggi e del Meyer.
In giovane età è stato assistente di Luca Roconi, presso il Piccolo Teatro di Milano e ha certamente ereditato dal grande regista una concezione non convenzionale dell’arte, intesa come mezzo di conoscenza attraverso l’esperienza; è dunque contrario all’inaridimento della vita teatrale, come recitava il manifesto sottoscritto nel 1966, su Sipario, dallo stesso Ronconi e ha voluto il laboratorio di scrittura Liberamente per diffondere l’esempio virtuoso di un teatro della realtà, in ascolto della città.
Non si tratta, infatti, di un corso di formazione per aspiranti scrittori, ma di un’opportunità di dialogo libero, di analisi, di sperimentazione dell’espressione e della condivisione, secondo un metodo di lavoro che riporta l’importanza della parola in primo piano e concede di approfondire il confronto con il testo, manipolandolo, trasformandolo, sino ad evolverlo nei valori semantici e ritmici alla base della dinamica della comunicazione.
Mentre Ronconi lavorava sul rapporto degli attori con il pubblico teatrale, Massini decide, invece, di lavorare sul rapporto del pubblico con se stesso, o forse su se stesso attraverso il pubblico, grazie ai tradizionali strumenti del testo, del personaggio e dello spettatore.
L’opera di sensibilizzazione pedagogica coinvolge nel lavoro l’intera platea di un Teatro della Pergola pienamente illuminato, dove persone di ogni età prendono in mano la penna e iniziano a scrivere; Massini, dal palcoscenico provvisto di poche parole trascritte su un cavalletto, commenta, incita, sottolinea, guida gli scrittori della domenica a perdersi nelle parole e li sprona ad andare oltre la prevedibilità delle definizioni, mentre l’esercizio sonda le emozioni e l’alfabeto, quello di Ronconi, torna ad alimentare la sua percezione e la sua impronta determinante sulla realtà.
La città è una scuola sempre aperta e Massini lo dimostra: i cittadini vogliono mettersi in gioco e la scrittura sembra riconciliarli con se stessi, in un esercizio di intimità e riflessione condivisa con la comunità; così, facendo del teatro un luogo di lavoro prassico anche per gli spettatori, si rintraccia la soluzione per non incorniciarlo più nella fissità del suo quadro tradizionale e per rinnovare l’azione della ricezione, dell’ascolto dell’altro e di noi stessi.
Certo, la catarsi passa per la disciplina, per la regola e il grande organismo del pubblico, nel suo vivo respiro un po’raffreddato e pieno di interrogativi, lo percepisce; negli occhi di tanti, poco prima così seri, si ritrova , però, nel pieno del gioco, un sorriso bambino e i toni delle letture sembrano più soddisfatti che intimiditi, quando Massini interpella, raccoglie le voci, accoglie il suo pubblico in un teatro che non respinge, non esclude e non fa paura, ma si rinnova, mentre rinnova la scrittura.
Bisogna bussare ancora alle porte della Musa, evadere le Colonne d’Ercole, sfidare la nostra profondità e mettersi nei panni del personaggio, dell’altro sé; dunque, procede la lezione drammatizzata, la migliore, la più partecipata, quella che attiva la risposta dei neuroni specchio, dal palco rialzato perché sia visibile a tutti e non per asimmetria tra docente e discente.
La lezione si fa evocativa al suo culmine, quando poi Massini chiede di spegnere le luci di tutto il teatro e del palco stesso; nel buio, nell’amalgamarsi di voci, si può urlare il nome del proprio personaggio e richiamarlo così a esistere, poiché il culto del personaggio vive del tempo che gli si dedica e sono le memorie di ognuno a poter ricostruire la realtà da ogni angolatura.
La scrittura educa le parole: non si sa mai da chi, da dove viene e nemmeno dove va, ma insegna a pensare e Massini lo rammenta, raccomandando di rinnovare l’esercizio della creazione ogni giorno, perché le nostre testimonianze possono aiutare gli altri a vivere, perché scrivere sostiene gli altri con una struttura di emozioni a cui appoggiarsi, secondo un prezioso codice democratico di condivisione.
L’intensa sessione si conclude, infine, con l’anteprima assoluta di una lettera che apparirà nei prossimi giorni sui giornali; sembra, in apparenza, enunciare un ringraziamento, ma in realtà, come narra l’autore, è l’occasione per raccontare la sua esperienza di stupore.
Abituato al palco, Massini si è sorpreso di trovarsi in una prospettiva ribaltata, in cui la platea ha fatto lo spettacolo e in cui lui stesso si è sentito allievo dei suoi allievi, allievo dell’umanità, proiettato verso un futuro di arte di comunità.
LIBERAMENTE – una Scuola Popolare di Scrittura
a cura di
Stefano Massini
un progetto
Teatro della Toscana
in collaborazione con
Unicoop Firenze
Foto di Filippo Manzini